Attacco alla democrazia: generale De Gennaro svela le ombre del caso Striano

generale De Gennaro

Il periodo in cui Striano ha lavorato alla DIA era formalmente un finanziere ma a chi rispondeva? Questo uno dei temi cardini

di Antonio Amorosi – Viene descritto come “attacco alla democrazia”, il caso dossieraggi, del quale si sta occupando da settimane il parlamento italiano. Lo fa esplicitamente il senatore della Repubblica Gianluca Cantalamessa (Lega), nell’audizione del Comandante generale della Guardia di Finanza Andrea De Gennaro che si è tenuta oggi alla Commissione parlamentare Antimafia, presieduta dalla deputata Chiara Colosimo (FdI).

L’aspetto preoccupante della storia è l’ampiezza dei settori della vita civile toccati e i campi di appartenenza dei soggetti presumibilmente “spiati”. La gravità della descrizione del senatore è stata motivata dal numero e vastità degli accessi, ritenuti abusivi, ma sopratutto dall’urgenza con la quale il procuratore capo della Procura di Perugia Raffaele Cantone e il Procuratore Capo della DNA Giovanni Melillo hanno chiesto di essere sentiti in Antimafia.

Dura circa tre ore l’audizione in chiaro di De Gennaro, con una parte a microfoni e video spenti. Motivo? La domanda di Cantalamessa sul luogotenente della Gdf Pasquale Striano, centro della questione: “Dopo che ha superato brillantemente il concorso degli ufficiali aperto agli ispettori” … “qualcuno ha segnalato le sue aspirazioni, considerando il prestigio dell’incarico”. La risposta del comandante è stata secretata.

Generale di corpo d’armata, Andrea De Gennaro è diventato comandante della GdF a maggio del 2023. Fratello minore del più famoso Gianni De Gennaro, ex capo della Polizia (anche al G8 di Genova), ex capo della DIA e del Dipartimento della informazioni per sicurezza-DIS e attualmente ai vertici del colosso di Stato Leonardo, Andrea De Gennaro ha definito la GdF parte lesa nella vicenda e di fatto all’oscuro di quanto accaduto. Il comandante ha anche ribadito che si procederà eventualmente su Striano con azioni disciplinari eventuali ma che per ora il sottotenente è innocente come ogni indagato.

Il periodo in cui Striano ha lavorato alla DIA era formalmente un finanziere ma a chi rispondeva? Questo uno dei temi cardini della giornata.

La risposta di De Gennaro a diversi parlamentari è stata netta

“L’impiego non era determinato dal suo comandante diretto” (della GdF) ma da chi lo impiegava per lo specifico compito da svolgere. De Gennaro: “Il responsabile del gruppo SOS in quel momento era Laudati (il magistrato della DNA, ndr)”. E’ stato ribadito che il sottotenente accedesse alle banche dati tramite le postazioni digitali della GDF ma per le stesse non poteva essere controllato da superiori della GdF poiché le deleghe a indagare erano di altri, degli uffici per i quali operava. Quindi il controllo veniva esercitato da chi gli assegnava lavori specifici, cioè si presume magistrati e non i capi della GdF, ha spiegato il comandante.

La descrizione della carriera di Striano è stata un’altra delle tracce per capire gli accadimenti. De Gennaro: “Per 19 anni il maresciallo Striano è stato impiegato presso la DIA. Dal 1999 al 2018. La circostanza che fosse un finanziere è un fatto matricolare, ma lui è stato impiegato in una struttura Interforze”. Citando le parole riferite da Cantone, il comandante ha anche ribadito che le “SOS sono strumenti indispensabili per lotta alle mafie e alla criminalità economica”. Ma il focus della vicenda si è sempre più stretto su Striano, che ha e aveva all’attivo, fino agli accadimenti, valutazioni molto positive, come considerazioni eccellenti anche all’interno della GdF.

Per il ruolo delicato che svolgeva Striano, si è compreso che non sarebbe arrivato alla DNA nazionale senza un parere positivo dei vertici. Tra l’altro Striano era anche alla DIA di Reggio Calabria, quando il procuratore Cafiero De Raho, ora parlamentare del Movimento 5 Stelle e componente della stessa Commissione parlamentare Antimafia, era a capo della Procura della Repubblica locale. Poi è stato ai vertici anche della DNA nazionale.

“Crediamo sia necessario capire se nella scelta del finanziere più adatto possa aver influito il giudizio positivo che di lui aveva dato De Raho”, ha affermato in una nota il senatore di Forza Italia Pierantonio Zanettin, anche lui componente della commissione Antimafia. Zanettin: “Il generale de Gennaro ha spiegato che è buona regola che i nominativi dei militari distaccati presso gli uffici giudiziari siano condivisi con i capi di quegli uffici. Ciò vale in generale, ma anche, aggiungo io, per la DNA. E’ proprio la risposta che attendevo. La questione sarà certamente approfondita nelle prossime sedute”.
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