di Francesca Galici – In merito al caso della scuola di Pioltello che ha deciso di chiudere il prossimo 10 aprile, giorno in cui termina il Ramadan, l’ufficio scolastico regionale della Lombardia ha rilevato “talune irregolarità della delibera assunta dal consiglio d’istituto”. Per questa ragione ha invitato il dirigente scolastico a “valutare la disapplicazione della delibera e la possibilità dell’annullamento in autotutela da parte dello stesso consiglio di istituto”. Mentre la scuola ha chiesto di spegnere le polemiche, difendendo la scelta che, ribadiscono, non ha radici politiche, sul tema sono intervenuti anche gli organi religiosi.
“È un provvedimento, credo legittimo, di una scuola”, ha dichiarato l’arcivescovo di Milano, Mario Enrico Delpini, a margine di una mostra fotografica. “Penso che sia una delle cose più importanti di una vita, la religione. Adesso io non so com’è il regolamento delle scuole, penso che se sospendono la scuola anche per Carnevale… Però non ero là a deliberare, non so”, ha concluso, mantenendo un profilo d’alta diplomazia sulla questione.
In generale, sul caso della scuola chiusa per il Ramadan, la Chiesa si sta dimostrando aperturista, come evidenziano anche le parole di don Fabio Landi, responsabile della pastorale scolastica della Diocesi milanese, che a il Giorno ha dichiarato che quanto fatto dall’istituto di Pioltello non sia solo “assolutamente normale, ma addirittura auspicabile“.
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A suo dire, infatti, “rispettare la festa dei musulmani è un modo per capire l’altro. Le scuole tengono in considerazione le settimane bianche, figuriamoci un appuntamento come questo”. Per don Landi, la chiusura per il Ramadan può rappresentare un passo avanti nella logica dell’integrazione perché, prosegue, “è qui che nasce la società di domani e avendo a che fare ogni giorno con bambini e ragazzi si creano anche situazioni pratiche che vanno affrontate”. Inoltre, nella sua intervista, l’esponente del clero milanese critica chi, in questi giorni, ha sollevato dubbi sulla scelta della scuola, perché “i toni apocalittici degli ultimi giorni mostrano un problema culturale, agitano la pancia del Paese. E invece la convivenza civile ha a che fare con la gestione democratica, libera e rispettosa”.
Ma sul punto, il governatore della Regione Lombardia, Attilio Fontana, ha sollevato una questione non secondaria: “È un principio che si può prendere in considerazione ma bisogna considerare a questo punto tutte le religioni, non soltanto una o due. Bisogna valutare quali sono le necessità di tutte le religioni e fare un discorso che salvaguarda il diritto di tutti”. Un concetto difficilmente praticabile, come ha sottolineato lo stesso Fontana.
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