Cresce la sfiducia nella sanità pubblica. E soprattutto quasi il 30% è preoccupato per l’anno in corso temendo di non potersi più curare come in passato e che servirà il privato. Questo il messaggio principale di un sondaggio su campione non statistico lanciato da Adnkronos sul suo portale, che ha coinvolto 6.500 utenti dal 5 al 17 marzo in vista del dibattito ‘Salute e Sanità, una sfida condivisa’ che si è svolto oggi al Palazzo dell’Informazione. “Fare domande e ottenere risposte è la strada che abbiamo scelto per valorizzare i nostri eventi, con il format Adnkronos Q&A – ha sottolineato Fabio Insenga, vicedirettore Adnkronos – Su un tema cruciale come il futuro della sanità pubblica è ancora più importante farlo, per raccontare le opportunità e i rischi di una trasformazione del sistema necessaria e non più rinviabile”.
Le risposte degli utenti sono nette: il 60% del campione, infatti, ha meno fiducia rispetto al passato nel servizio sanitario pubblico e del mal funzionamento si dà la responsabilità in primis allo Stato (60%) ma anche alle Regioni (49%). I cittadini interpellati considerano la sanità privata come un’alternativa per pochi (91%) e soltanto uno su tre ritiene che ancora nel corso del 2024 si potrà continuare a curare nel pubblico alle stesse condizioni di oggi. Si dicono molto preoccupati soprattutto per il problema delle lunghe liste d’attesa (52%) e per la carenza di personale medico (37%). Il 60% degli utenti non sarebbe disposto a sottoscrivere un’assicurazione sanitaria, contro il 20% favorevole. Circa un quinto dei rispondenti ce l’ha già ma solo poco più della metà di questi la rinnoverebbe.
A fronte di questa situazione, che vede il servizio sanitario pubblico ‘in affanno’ nel mantenere quei risultati che da decenni lo hanno visto all’apice delle graduatorie internazionali, gli esperti si sono interrogati sulla opportunità di prevedere nuovi rapporti ed equilibri tra erogatori pubblici e privati. La riduzione progressiva della spesa sanitaria, da un lato, e il tendenziale mutamento sociodemografico, dall’altro, stanno determinando infatti un generale incremento della domanda di salute che il sistema pubblico da solo non è più in grado di soddisfare. Da una maggiore integrazione dei sistemi privato e privato accreditato con quello pubblico, con una conseguente attribuzione delle diverse aree di competenza, potrebbe derivare un’ottimizzazione delle risorse impiegate e una maggiore efficienza del sistema nella sua interezza, sia sul fronte delle tempistiche, dell’accessibilità e della qualità del servizio.
“Le liste d’attesa sono il peggior biglietto da visita del Servizio sanitario nazionale – ha sottolineato il ministro della Salute Orazio Schillaci, intervenendo al dibattito – oggi però non abbiamo dati precisi. Un anno e mezzo per un esame è inammissibile, ma non abbiamo un monitoraggio regione per regione delle prestazioni che mancano. Ma dobbiamo vedere dove ci sono e i tempi delle liste d’attesa. E’ però inaccettabile che non ci sia un Cup unico per esami e visite nel pubblico e privato convenzionato”. Il ministro ha parlato anche della necessità di tariffe adeguate: “Sul rinvio del provvedimento relativo al nuovo nomenclatore tariffario ci stiamo ragionando, perché credo che sia importante avere in qualche caso delle tariffe più adeguate a quelle che sono oggi la realtà quotidiana. Credo che rinvieremo il provvedimento in accordo con le Regioni”.
Il sondaggio dal titolo “Cosa pensi della Sanità pubblica italiana?” conferma la necessità di intervenire profondamente e tempestivamente sulla sanità pubblica e trovare il giusto rapporto con quella privata. Le sfide sono tante e impegnative: dalla corretta gestione delle risorse alla valorizzazione del personale medico e infermieristico, dalla medicina territoriale all’impatto che le nuove tecnologie, in particolare l’intelligenza artificiale, sono destinate ad avere sulla sanità pubblica del futuro.
“E’ un tema di risorse e di punto di partenza equilibrato per ciascuna amministrazione regionale che tenga conto delle peculiarità di ciascuna Regione – ha spiegato nel suo intervento il presidente della Regione Lazio Francesco Rocca – La medicina del territorio è fondamentale, è uno dei temi che deve essere accompagnato con attenzione perché è stato trascurato troppo a lungo. E’ la presa in carico del paziente, l’accompagnamento dei nostri cittadini nel momento in cui hanno necessità di un’attenzione medica, quindi su questo c’è un grande investimento programmato sulle Case della salute, gli Ospedali di comunità, un rafforzamento dei servizi territoriali delle Asl. E poi, ovviamente, una buona medicina del territorio è un ottimo filtro soprattutto per i nostri pronto soccorso cittadini”. ADNKRONOS