Deve essere considerata la “crudeltà manifestata” dall’imputato e “il suo tentativo postumo di indurre la vittima a non sporgere denuncia” con “metodi subdoli come l’offerta bonaria di generi di prima necessità” o “l’offerta di vendicarsi simbolicamente con uno schiaffo”, un elemento “sintomatico del suo ruolo dominante all’interno del gruppo”. Lo ha scritto il gup del tribunale di Milano, Cristian Mariani, nelle motivazioni della sentenza che ha condannato a 8 anni di reclusione il 19enne ivoriano che, insieme ad altri due minori, era a processo per tortura, violenza sessuale di gruppo e lesioni nei confronti di un 17enne.
Fatti avvenuti nel carcere minorile Cesare Beccaria di Milano nell’agosto del 2022
La condanna è arrivata nei giorni scorsi e il processo è scattato in seguito alle indagini della squadra mobile di Milano coordinate dal pm Rosaria Stagnaro. Il 19enne, arrestato in passato in un’inchiesta che coinvolgeva parte della crew del trapper Simba La Rue e Baby Gang, è stato ammesso alla giustizia riparativa, come richiesto dal suo legale Niccolò Vecchioni. Al giovane sono state riconosciute le attenuanti generiche come equivalenti alle aggravanti. Data “la rilevante gravità dei reati”, il “precedente penale”, ma anche “l’immaturità che ha certamente caratterizzato il suo agire, nonostante la maggiore età”, il gup ha ritenuto “equo irrogare una pena di poco superiore al minimo”.
Secondo la giudice, inoltre, non si può sostenere che “il mancato rilievo di tracce ematiche della vittima” su un oggetto sequestrato “sia dipeso dal fatto che quest’ultimo” fosse “estraneo alle vicende incriminate”. Durante il processo, inoltre, si è ventilata “la probabilità di un errore nel corso delle operazioni di sequestro, ovvero, addirittura, di una manovra di ‘depistaggio’, finalizzata a rimuovere i sospetti di omesso controllo da parte degli agenti di turno la notte dei fatti”.
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