Mutilazioni genitali femminili, Gambia verso abrogazione del divieto

mutilazioni genitali

L’anno scorso il Consiglio Islamico Supremo del paese aveva emesso una fatwa: “Allah ha ordinato la circoncisione delle donne”

Dal 2015 vigeva il divieto legale di praticare le mutilazioni genitali femminili, ma ora il Gambia si appresta a diventare il primo paese del mondo a ricambiare la legge per ripristinare la brutale pratica condannata più volte dall’Onu. Il taglio totale o parziale del clitoride alle bambine o alle adolescenti è un fenomeno che a livello mondiale riguarderà, entro il 2030, oltre 4,6 milioni di donne, producendo loro serissimi danni alla salute fisica, psichica e sessuale.

La motivazione che ha spinto questo piccolo stato africano (da anni attraversato dal radicalismo islamico) è di ripristinare le vecchie culture per «sostenere la purezza religiosa e proteggere le norme e i valori culturali».

L’anno scorso il Consiglio Islamico Supremo del paese aveva emesso una fatwa: «Allah ha ordinato la circoncisione delle donne». Secondo le informazioni delle Nazioni Unite, tre donne su quattro di età compresa tra 14 e 49 anni sono affette da mutilazioni genitali femminili in Gambia. Le organizzazioni umanitarie hanno sollevato il timore che ora altri paesi possano seguire l’esempio.

Nonostante le proteste ben 42 parlamentari su 47 hanno votato a favore inviando la decisione alle commissioni prima di una votazione finale. Esperti di diritti umani, avvocati e attivisti per i diritti delle donne affermano che rovesciare il divieto annullerà decenni di lavoro per porre fine al taglio genitale femminile, un rituale secolare legato a idee di purezza, obbedienza e controllo sessuale.Con l’espressione mutilazioni genitali femminili (MGF) si fa riferimento a tutte le forme di rimozione parziale o totale dei genitali femminili esterni effettuate per ragioni culturali e religiose. La pratica resta purtroppo diffusa nell’Africa Subsahariana.
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