Di Magdi Cristiano Allam – Oggi, 16 marzo 2024, a Roma l’alba è alle 6,20 e il tramonto è alle 18,18. Per 12 ore il cielo è illuminato. Per 12 ore i musulmani credenti e praticanti hanno l’obbligo di non bere, non mangiare, non ingerire o inoculare farmaci, non fumare, non praticare qualsiasi affettuosità, non fare sesso, non ascoltare musica. Ma nei giorni feriali continuano a lavorare e a frequentare la scuola, nonostante lo stato di spossatezza e disidratazione a cui inevitabilmente pervengono.
Questi divieti durano un mese ininterrottamente. Sono scattati dalla scorsa domenica, 10 marzo, giorno di inizio del mese islamico del Ramadan, e dureranno fino a martedì 9 aprile. Dato che il calendario islamico consta di 12 mesi lunari di 29 o 30 giorni, il Ramadan varia di stagione con gli anni. Quando cade d’estate, facendo l’esempio di Roma, nello scorso 15 agosto la luce ha perdurato per 14 ore, che si traduce nell’osservanza dei divieti del Ramadan per 14 ore consecutive.
La maggiore criticità risiede nel divieto di bere. L’acqua è il principale costituente del corpo umano e rappresenta circa il 60% del peso corporeo nei maschi adulti, dal 50 al 55% nelle femmine (caratterizzate da una maggiore percentuale di grasso corporeo rispetto ai maschi), e fino al 75% in un neonato.
Sul sito del Ministero della Salute si riferisce che l’European Food Safety Authority (EFSA) ha accertato un rapporto di causa ed effetto tra l’assunzione giornaliera d’acqua e il mantenimento delle normali funzioni fisiche e cognitive. Si specifica: «La disidratazione, causata da un’assunzione di liquidi inferiori alla perdita di acqua, ha effetti anche seri sull’attività e sulle prestazioni fisiche dell’organismo. Nelle forme più lievi è influenzata la termoregolazione ed è manifesta la sensazione di sete, con il prolungarsi del fenomeno si manifestano crampi, apatia, astenia, maggiore irritabilità; forme più gravi inducono malessere generale ed anche allucinazioni fino a rischio di insorgenza del colpo di calore ed effetti letali. Lo stato persistente della disidratazione è associato ad un significativo incremento di rischio di molte patologie, anche gravi, in primo luogo a carico del rene.»
Il digiuno è una pratica che Maometto ha ereditato dal paganesimo arabo nel cui contesto nacque nel 570 alla Mecca. I pagani praticavano il digiuno solo nel decimo giorno del mese di Muharram, in cui era vietato lavorare e combattere.
L’islam esenta dal digiuno i minorenni non ancora puberi, i vecchi, i malati di mente, i malati cronici, i viaggiatori, le donne in stato di gravidanza o che allattano, mestruate e puerpere, le persone in età avanzata, nel caso che il digiuno possa comportare un rischio per loro. Tuttavia l’islam non esenta chi digiuna dal lavorare o dal combattere.
Nell’ebraismo nello Yom Kippur, il Giorno dell’Espiazione, il solo giorno di digiuno citato dalla Torah (Levitico 23:26-32), si digiuna dal tramonto, prima del crepuscolo, alla notte seguente, astenendosi dal bere, mangiare, ma anche dal lavorare.
Per la Chiesa cattolica il digiuno si limita a 2 o 3 giorni all’anno, consiste nel fare un solo pasto durante la giornata, ma non proibisce di prendere un po’ di cibo al mattino e alla sera, mentre l’acqua e le medicine sia solide sia liquide si possono assumere liberamente. Si digiuna, astenendosi dal consumo della carne, il Mercoledì delle Ceneri, il Venerdì Santo ed è consigliato il Sabato Santo fino alla Veglia Pasquale. L’obbligo del digiuno inizia a 18 anni compiuti, mentre l’obbligo di astinenza dalle carni inizia a 14 anni.
L’osservanza del Ramadan sta manifestando una particolare criticità per l’adesione dei bambini. Quest’anno i dirigenti scolastici hanno lanciato l’allarme: cresce il numero di bambini della primaria che non mangiano a mensa e chiariscono che prima non succedeva. Fino a qualche anno fa il mese di digiuno veniva introdotto dalle famiglie di fede islamica a partire dalla secondaria di primo grado, cioè a partire dagli 11 anni. Negli ultimi tempi sono sempre di più i genitori della primaria che chiedono che i loro figli non mangino a mensa. Si tratta di bambini di età compresa dai 6 ai 10 anni. Se i genitori non vengono a prenderli durante l’orario del pasto, questi bambini subiscono di fatto una tortura perché sono costretti ad andare comunque a mensa insieme a tutti, a sedersi con i loro compagni, a vederli bere e mangiare, senza poter bere e mangiare.
Il 15 marzo, intervistato da “La Nazione”, il sedicente “Imam di Firenze”, Izzedin Elzir, ha sostenuto: «Sono i bambini che vogliono digiunare per emulare i grandi e dimostrare che sono in grado di fare il Ramadan. Ci sono famiglie che vorrebbero attendere l’età della pubertà, ma i bambini desiderano imitare i genitori. Io stesso facevo così, mentre la mia mamma non voleva che digiunassi da bambino, perché farlo è realmente duro».
Tuttavia, lo stesso Elzir dice: «Al primo posto c’è la salute. L’islam sottolinea sempre la sacralità della vita. Pertanto, non devo digiunare se metto in pericolo la mia esistenza. Il digiuno è il principale atto di fede verso Dio, ma in certe particolari situazioni si può non fare».
E precisa: «La fede non deve essere una imposizione e nessuno può essere obbligato al digiuno. Solo il singolo può sapere di aver rispettato o no il digiuno. È un atto strettamente personale».
Dagli anni Venti agli anni Settanta, dopo la dissoluzione dell’ultimo Califfato islamico turco-ottomano nel 1923, in cui il Medio Oriente fu connotato dalla sostanziale laicità dello Stato, la pratica del Ramadan era soggettiva e non costituiva un’imposizione per la collettività. Nel 1962 Habib Bourguiba, primo Presidente della Tunisia, si fece immortalare in televisione nell’atto di bere un bicchiere di succo d’arancia durante il Ramadan, chiedendo ai tunisini a non digiunare, spiegando che il digiuno non consentiva di lavorare normalmente, sostenendo che il lavoro costituiva il “Grande Jihad”, la “Guerra santa” per promuovere lo sviluppo del Paese. Per giustificare la sua iniziativa, Bourguiba ricordò che Maometto al momento di una battaglia aveva autorizzato i suoi compagni a rompere il digiuno al fine di poter combattere i nemici.
Ma dopo l’avvio del processo di re-islamizzazione, successivo alla cocente sconfitta degli eserciti arabi nella guerra contro Israele del 5 giugno 1967, l’obbligo del digiuno del Ramadan viene imposto anche con la violenza. Persino nei quartieri islamizzati in Europa, anche i non musulmani che vi risiedono, hanno l’obbligo di non mostrarsi pubblicamente mentre mangiano, bevono o fumano, pena la loro aggressione verbale e talvolta fisica.
Ecco perché lancio un appello allo Stato italiano, nel nome del rispetto della vita e dell’obbligo di tutelare la salute sanciti dalla Costituzione, affinché intervenga per vietare la disumanità implicita nell’osservanza del Ramadan. In particolare lo Stato vieti ai bambini e fino alla maggiore età di doversi astenere dal bere e dal mangiare a scuola e in tutte le attività praticate. Siamo in Italia e la nostra Costituzione deve prevalere sulla Sharia, il diritto islamico.
Magdi Cristiano Allam
Capisco che ogni religione possa imporre delle regole ai propri seguaci, ma non trovo corretto che queste debbano essere imposte a bambini che possono riportarne sofferenze non utili ad un loro armonico ed equilibrato sviluppo organico e psicologico!