di Daniele Trabucco – Nei giorni dal 15 al 17 marzo 2024 si svolgeranno in Russia le elezioni presidenziali che vedono, per la prima volta, l’utilizzo del voto elettronico. Su una popolazione di 146 milioni di abitanti, sono 112,3 gli aventi diritto al voto. La Costituzione della Federazione Russa del 1993 e successive modificazioni prevede una forma di Governo di tipo semipresidenziale a prevalenza del Presidente, sebbene la revisione costituzionale del 2020 non solo abbia inciso sulla redistribuzione delle competenze tra Presidente e Camere (Duma di Stato e Consiglio federale della Russia), ma abbia anche attribuito alle stesse un ruolo piú attivo come, ad esempio, approvare la candidatura del Primo Ministro o proporre al Presidente la revoca dei giudici federali “disonorevoli”.
Il Capo dello Stato viene eletto a suffragio universale e diretto da parte del corpo elettorale per un periodo di tempo pari a sei anni e per non piú di due mandati consecutivi. É previsto, in particolare, un sistema maggioritario a doppio turno (come nell’ordinamento costituzionale francese) per cui, per essere eletti giá al primo turno, bisogna ottenere il 50%+1 dei voti validamente espressi, ossia la maggioranza assoluta. Qualora non venisse raggiunta, tre settimane dopo il primo turno si procede con una seconda votazione ove risulta eletto il candidato che ha ottenuto il maggior numero di voti.
L’art. 85, paragrafo 3, della Costituzione russa, a seguito dell’ultima modifica del marzo 2020, confermata dal referendum del giugno-luglio 2020, ha aumentato ad almeno venticinque anni la residenza nel territorio della Federazione ai fini della candidabilitá (in precedenza erano 10) e l’esclusione di una cittadinanza straniera o di un permesso di soggiorno in un Paese straniero. Si tratta di quel fenomeno che la dottrina ha definito come “nazionalizzazione delle élites”, fortemente voluta dal Presidente Vladimir Putin, che incide profondamente sull’equilibrio di potere della classe dirigente al fine sia di preservare l’indipendenza del Paese da influenze esterne, sia di rafforzare quel modello di “Stato-civiltá” (ispirato al conservatorismo del filosofo cristiano Nicolaj Berdjaev (1874–1948), discepolo di Dostoevskij e conosciuto come il pensatore “della libertá” in netta opposizione al prometeismo rivoluzionario del marxismo fautore di una societá “collettivizzata e meccanizzata”) che si contrappone al globalismo del mondo occidentale secolarizzato e materialista.
Prof. Daniele Trabucco – (Professore universitario strutturato in Diritto Costituzionale e Diritto Pubblico Comparato presso la SSML/Istituto ad Ordinamento universitario “san Domenico” di Roma).