Il Ramadan celebrato in chiesa? “Una proposta irrispettosa dei valori e della cultura occidentale”
di Marco Leardi – Il sottosegretario di Stato al ministero dell’Interno, Nicola Molteni, non ci sta. Anche se per il momento si tratta solo di un’ipotesi. Secondo quanto riferito dallo stesso esponente leghista, infatti a Cantù (in provincia di Como) qualcuno starebbe pensando di offrire gli spazi della chiesa di Santa Maria alla comunità islamica locale per l’ormai prossimo periodo di preghiera, al via il prossimo 10 marzo. Benché solo ipotetica, la soluzione sta già suscitando malumori, sulla scia di quanto già accaduto lo scorso anno proprio nella cittadina lombarda.
“Finché le comunità islamiche non sottoscrivono le intese con lo Stato italiano, ai sensi dell’articolo 8 della Costituzione, nulla è dovuto men che meno una chiesa”, ha scritto il sottosegretario Molteni in una nota. “Ritengo dunque che sia una proposta offensiva, una provocazione irresponsabile nei confronti della città e della comunità cattolica canturina che non passerà”, ha quindi aggiunto l’esponente leghista, originario proprio della cittadina comasca. Quindi la promessa: “Non abdicheremo mai ai nostri valori occidentali e a difendere i luoghi sacri della Cristianità, perché il relativismo culturale non vincerà mai”.
Non è peraltro la prima volta che la chiesa locale di Santa Maria viene valutata come possibile luogo da concedere alla preghiera dei musulmani in occasione del Ramadan. Era accaduto anche nel 2020, quando era stato proprio il leghista Molteni a scagliarsi contro l’eventualità. “Concedere la Chiesa di Santa Maria a Cantù ai fedeli musulmani è una proposta surreale, offensiva e provocatoria. Una chiesa Cattolica non può trasformarsi in un luogo di culto islamico”, aveva tuonato allora l’esponente leghista, rilanciando la questione sui social.
Lo scorso anno, poi, l’episodio che aveva fatto discutere. Nell’aprile 2023, infatti, sul sagrato della centralissima chiesa di San Paolo a Cantù si era svolto un momento di preghiera islamica accompagnato da una cena, in occasione di una manifestazione organizzata dalla comunità pastorale locale. “Occupare il sagrato di una chiesa, simbolo della nostra comunità, per concludere la preghiera del digiuno in tempo di Ramadan, non è un segnale di tolleranza ma di un relativismo e di un pensiero debole, dominato da una perdita di identità rispetto ai valori occidentali”, aveva lamentato anche in quel caso Molteni.
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