Suocera Soumahoro: “migranti violenti, non volevano cibo italiano”

Suocera di Soumahoro

Coop Soumahoro, aperta una nuova inchiesta. E la suocera Terese in aula va al contrattacco

Non c’è pace per la famiglia Soumahoro, l’inchiesta si allarga a livello europeo. Adesso a voler andare a fondo nella vicenda delle cooperative di famiglia del deputato ex Sinistra Italiana e Verdi, è anche l’Ufficio dell’Unione europea per la lotta all’Antifrode. La richiesta di collaborazione giunta il 21 novembre scorso al Nucleo di Polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Latina – si legge su Il Fatto Quotidiano – è agli atti dell’inchiesta della Procura pontina per frode nelle pubbliche forniture, bancarotta fraudolenta patrimoniale (per distrazione) e autoriciclaggio, con al centro tra gli altri, a vario titolo, la suocera del parlamentare Marie Terese Mukamitsindo e moglie Liliane Murekatete.

L’indagine di Latina nasce dalle condizioni “non dignitose” in cui i migranti erano ospitati nelle strutture. E dal verbale dell’interrogatorio che Marie Terese Mukamitsindo ha tenuto davanti ai pm di Latina il 15 gennaio 2024, sempre che la donna quasi scarichi le responsabilità sulle persone presenti all’interno.

Migranti violenti

“Non sapevano né leggere né scrivere”, dice Mukamitsindo, e non volevano mangiare “il riso italiano”, diventavano violenti aggredendo gli operatori, rompendo gli armadi, oppure sradicando i bagni delle strutture“. Rendendo così sporchi e impraticabili – dice la suocera di Soumahoro e lo riporta Il Fatto – i centri di accoglienza di Latina finiti sotto inchiesta. Per calmarli “a volte sono intervenuta anch’io, perché mi vedevano come una figura materna”.

La signora respinge le accuse degli inquirenti

“Preciso – riporta Il Fatto – che non vi è stato mai un problema di soprannumero all’interno delle strutture, in quanto ogni giorno veniva comunicato alla Prefettura di Latina il numero degli ospiti, che era condizione necessaria per ottenere il pagamento del servizio. Solo eccezionalmente la Prefettura di Latina, in base agli arrivi, poteva chiedere un posto in più”. Le ispezioni avevano in realtà certificato “le scarse condizioni di igiene e la scarsa pulizia degli ambienti, nonché le carenze nell’assistenza sanitaria agli ospiti”.  affaritaliani.it