Carola Rackete è saltata sui trattori della protesta. Dopo aver praticato le vie del mare in cerca di migranti da salvare, ora l’ex capitana della nave Ong Sea Watch 3 si è data all’agricoltura. Anzi, alla campagna. Sì, ma a quella elettorale
di Marco Leardi – L’attivista tedesca è infatti candidata alle prossime europee con l’ultra-sinistra e il tema delle rivolte contadine non poteva certo sfuggirle. Così, in un articolo pubblicato sul quotidiano socialista Neues Deutschland (un tempo organo del partito comunista tedesco nella Germania dell’Est), Carola ha snocciolato le proprio soluzioni per risolvere i problemi dei moderni braccianti.
“Alcuni si sono chiesti perché ho sostenuto le proteste dei contadini, alcuni dei quali erano infiltrati dalla destra. Risposta: l’agricoltura è essenziale e le politiche fallimentari degli ultimi trent’anni hanno rovinato molti agricoltori“, ha scritto Rackete, praticando un notevole esercizio di straniamento. A far infuriare gli agricoltori, infatti, sono state le conseguenze delle politiche green perseguite da Bruxelles, proprio con il plauso di quella sinistra ecologista di cui l’ex capitana fa parte. E il paradosso è che la 36enne non abbia fatto contestato in alcun modo quella linea, ma anzi l’abbia elevata all’ennesima potenza.
“L’agricoltura industriale è in parte responsabile dell’estinzione delle specie e della crisi climatica, ad esempio attraverso l’uso di pesticidi, il disboscamento delle foreste tropicali per l’alimentazione animale e le elevate emissioni derivanti dalla produzione di fertilizzanti”, ha infatti tuonato Rackere, rilanciando così quella che lei stessa ha definito una proposta di sinistra: “condizioni di lavoro dignitose, prezzi equi e produzione ecologica”. A far rabbrividire sono però le ricette attraverso le quali l’attivista vorrebbe raggiungere questi obiettivi. La terra, ha teorizzato Carola, dovrebbe essere considerata “un bene comune”. E i terreni – di conseguenza – “possono essere affittati per il bene comune“.
Se non è comunismo green, poco ci manca. E infatti, negli stessi commenti social all’articolo, qualcuno ha fatto parallelismi con le politiche della Repubblica Democratica Tedesca, accusando la sinistra di “ideologia misantropica”. Le teorie proposte da Rackete, in effetti, sono le stesse che in nome dell’ambiente stanno sacrificando la produzione agricola e zootecnica.
“Dobbiamo ridurre drasticamente il numero degli animali. Non c’è modo di aggirarlo ecologicamente”, ha sentenziato ancora l’ex capitana, spiegando che questo compito dovrebbe essere “implementato in modo organizzato dallo Stato”. Alla faccia della libera iniziativa privata. Il risultato – ha argomentato Rackete – “sarebbe che potremmo coltivare cibo su terreni arabili invece che mangimi per animali, che potremmo bagnare nuovamente i pascoli nelle brughiere prosciugate e quindi creare pozzi climatici”.
Così, la giovane attivista ambisce a governare in Europa ma a giudicare dalle proprie riflessioni sembra vivere su un altro pianeta. Lontanto dalla realtà e soprattutto dalle istanze di chi in queste ore sta protestando.
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