INPS condannato per discriminazione dal Tribunale di Bergamo: i genitori dello stesso sesso hanno diritto ai congedi
(dal sito della CGIL) – Con pronuncia del 25 gennaio 2024 il Tribunale di Bergamo ha condannato l’INPS a modificare il sistema informatico con cui, obbligatoriamente, devono essere inviate le domande per ottenere i congedi genitoriali, stabilendo che è discriminatorio impedirne l’accesso alle famiglie omogenitoriali.
La decisione, di estrema importanza pratica, è l’esito di un’azione c.d. ‘collettiva’ promossa nel maggio 2023 da Rete Lenford – Avvocatura per i diritti LGBTI+, in quanto associazione rappresentativa legittimata ad avviare autonomamente e direttamente un processo, ed è stata il frutto di una proficua collaborazione con CGIL Nazionale, la quale, intervenendo nel processo, ha aderito alla posizione di Rete Lenford, al fine di far accertare il diritto delle coppie formate da genitori dello stesso sesso a godere, alle medesime condizioni previste per le coppie di genitori eterosessuali, di alcuni istituti volti a sostenere le responsabilità di cura nei confronti dei figli.
Nello specifico, con il ricorso è stato chiesto di dichiarare che il congedo di paternità obbligatorio (art. 27-bis d.lgs. 151/2001) spetta anche a una lavoratrice quando è genitrice in una coppia composta da due donne, che il congedo di paternità alternativo (art. 28 ss. D.lgs. 151/2001) spetta al padre anche quando è genitore in una coppia di due uomini, che il congedo parentale (art. 32 d.lgs. 151/2001) spetta a ciascuno dei due genitori indipendentemente dal genere dell’altro genitore, che i periodi di riposo (artt. 39 e 40 d.lgs. 151/2001) spettano anche al padre quando è genitore in una coppia di due uomini e che le indennità di maternità per iscritte alla gestione separata e lavoratrici autonome (artt. 64 e ss. e 66 e ss. d.lgs. 151/2001) spettano al padre anche quando è genitore in una coppia di due uomini.
Anche grazie al contributo del patronato INCA della CGIL di Brescia, Rete Lenford ha dimostrato che il portale web dell’INPS destinato alla presentazione delle domande per i congedi genitoriali non consentiva ai genitori dello stesso sesso di completare le richieste, perché impediva di fornire le generalità di entrambi.
Accogliendo il ricorso, il Giudice di Bergamo ha accertato l’esistenza di una “ingiustificata discriminazione a danno dei genitori dello stesso sesso” già tali per i registri italiani dello stato civile, assegnando all’INPS un termine di due mesi per modificare il portale web e prevedendo una sanzione di 100 euro per ogni giorno di ritardo.