“Decisione illegittima”. Il giudice Apostolico non poteva disapplicare il decreto Cutro

Iolanda Apostolico

di Francesca Galici – Il caso del giudice Iolanda Apostolico si prepara ad arrivare in Cassazione. I fatti risalgono allo scorso ottobre, quando l’esponente togato del tribunale di Catania disapplicò il “decreto Cutro” nei confronti di un gruppo di richiedenti asilo provenienti dalla Tunisia, Paese considerato sicuro. Migranti che si sono poi resi irreperibili. Secondo il suo giudizio, il decreto era in contrasto con la normativa comunitaria. Tuttavia, come riferisce il Corriere della sera, sul caso c’è già stata la pronuncia della Procura generale, secondo la quale l’azione del giudice è stata illegittima.

Difatti, è stato considerato un errore disapplicare il decreto in quanto le procedure di trattenimento dei richiedenti asilo si sono svolte in modo del tutto legittimo. Tuttavia, dalla Procura generale è giunta la richiesta di intervento della Corte di giustizia europea. Il nodo che viene chiesto di sciogliere è quello sul pagamento di una quota di circa 5mila euro come misura alternativa al trattenimento, per verificare se sia conforme alla normativa vigente nell’Unione europea. Il “caso Apostolico” viene ritenuto di massima rilevanza e, pertanto, l’organo verrà riunito al suo massimo livello.

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Il giudice di Catania, al quale hanno fatto seguito altri colleghi assumendosi la responsabilità della disapplicazione, non era legittimato ad agire in quel modo. In tanti, all’indomani della disapplicazione, hanno sollevato il dubbio che Apostolico sia stata mossa più da intenti ideologici che giuridici. Un dubbio legittimo, avvalorato dall’emersione di diversi video che mostravano lo stesso, al di fuori del proprio contesto lavorativo, protestare nel 2018 contro le forze dell’ordine e l’allora ministro dell’Interno, Matteo Salvini. Al centro della sua protesta, insieme ad altri al porto di Catania, la richiesta di sbarco dei migranti dalla nave Diciotti.

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Ora la decisione è stata rinviata a Bruxelles, tenendo comunque fermo il punto dell’illegittimità della decisione assunta da Apostolico. Secondo la procura generale, la somma di circa 5mila euro come alternativa al trattenimento nel centro, da versare mediante fideiussione bancaria o polizza assicurativa, sarebbe eccessivamente gravosa. Sarebbe una cifra troppo alta per rappresentare una vera alternativa al trattenimento e, quindi, si troverebbe in contrasto con la normativa comunitaria. Questo è il solo punto del quale chiamato a rispondere la Corte di giustizia europea. Tuttavia, se anche Bruxelles dovesse pronunciarsi in favore del dubbio sollevato, resta il fatto che il giudice non era nella posizione di poter disapplicare il decreto Cutro. Pertanto l’ipotesi che abbia agito su slancio ideologico trova nuovi elementi di prova.
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