Lo hanno picchiato così forte da ferirsi le mani. Se ne sono andati, lasciandolo a terra, soltanto quando hanno visto che non era più in grado di muoversi
E mentre il ferito, un impiegato di 51 anni, veniva ricoverato al Maria Vittoria con una commozione cerebrale e fratture multiple (anche al volto) i rapinatori sono andati a mangiare un kebab. Tra la cena, le birre e le sigarette hanno consumato 149 euro in una sera. Il bottino di una rapina violentissima, che ha ridotto la vittima a una maschera di sangue, con la testa spaccata. Non è stata soltanto un’aggressione pensata per rubare dei soldi, contenuti nel marsupio dell’uomo, quella che ha seminato il terrore – ancora una volta – tra i residenti della zona di parco Dora. E’ stato un pestaggio prolungato, senza un perché. Un’escalation di violenza che ha spinto il gip Luca Fidelio a ordinare il carcere per due ragazzi di 18 e 19 anni.
Sono gli autori del reato
Giovani, eppure già recidivi, con una sfilza di precedenti alle spalle. Gli agenti del reparto operativo della polizia municipale li ha riconosciuti per le nocche escoriate delle mani. E per un tatuaggio sul collo, dietro alla nuca, che ha uno dei due. Il fermo è del 4 dicembre. Ora c’è un’indagine in corso coordinata dalla pm Lisa Bergamasco. Anche per capire se ci sono altri complici di una gang che potrebbe avere colpito più volte. Gli arrestati, difesi dall’avvocata Francesca D’Urzo, hanno ammesso: «Prendiamo psicofarmaci e droghe». Non lavorano, non hanno una residenza né un permesso di soggiorno
«Era una sera come le altre, ero uscito alle 19 dall’ufficio di via Urbino e stavo rincasando a piedi», ha detto l’impiegato alla municipale che ha raccolto la sua denuncia. «Mentre attraversavo il parco mi hanno tirato giù per terra. Mi tramortivano con calci e pugni al costato, alla schiena, al volto. Urlavano: ‘dacci i soldi e il telefono’. Hanno continuato a colpirmi per un tempo che a me pareva interminabile, forse per un paio di minuti. Hanno continuato a picchiarmi senza motivo».
Al Maria Vittoria l’uomo verrà trattenuto fino al giorno dopo, con una prognosi di oltre venti giorni per lesioni gravi: politrauma, commozione cerebrale e frattura delle ossa nasali.
«Cercavo di ripararmi dai colpi ma continuavano a infierire – ricorda la vittima – ho gridato più volte aiuto, sperando che qualche passante mi notasse, ma non si è avvicinato nessuno. La possibilità che qualcuno potesse farlo era minima». La ferocia della gang non si placa nemmeno quando l’impiegato si rannicchia a terra per proteggere il cuore. Un altro frangente che la vittima descrive con precisione: «Ho una malattia. Mi è stato installato sottopelle, nel lato sinistro del torace, un apparecchio che funziona come un defibrillatore e si attiva in caso di necessità. Ero preoccupato che tutti quei colpi potessero romperlo e mi sono messo in posizione fetale per proteggerlo. Ma hanno continuato a colpirmi con sempre più forza, al viso e e alla schiena. E mi impedivano di rialzarmi. Alla fine si sono stufati perché non mi muovevo neanche più».
Per il gip Luca Fidelio, si tratta di un «fatto commesso con allarmante e brutale impiego di violenza, contraddistinto da un’azione insistita e astuta, perpetrata di sera in zona pedonale e isolata, segno di un’attività per nulla episodica e occasionale». Potrebbe essere abituata a rapinare senza pietà, la banda capace di usare «una violenza sprigionata».
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