Nella guerra tra Ucraina e Russia anche oggi Kiev torna a mettere in dubbio la morte di Yevgheny Prigozhin, il capo della Wagner vittima di un incidente aereo il 23 agosto dello scorso anno. In un’intervista al Financial Times, il capo dell’intelligence militare di Kiev, Kyrylo Budanov, ha detto: “Non sto dicendo che non è morto o che è morto. Sto dicendo che non c’è una sola prova che sia morto”.
Parlando della mobilitazione delle forze russe, che attingono ai mercenari quando non hanno abbastanza uomini, Budanov ha ricordato il ruolo del gruppo fondato dallo ‘chef di Putin’: “Wagner esiste. E, parlando di Prigozhin, non arriverei a conclusioni affrettate'”.
L’incidente
Lo scorso agosto Yevgeny Prigozhin ed altri comandanti di Wagner sono rimasti uccisi nell’esplosione dell’aereo a bordo del quale viaggiavano. Secondo le fonti del Wsj, una piccola bomba era stata posizionata sotto l’ala dell’aereo di Prigozhin mentre il velivolo aspettava il momento del decollo sulla pista dell’aeroporto di Mosca.
L’incidente è avvenuto due mesi dopo che, a seguito delle crescenti tensioni tra le forze di Wagner, diventate parte essenziale dell’offensiva in Ucraina, e il ministero della Difesa, Prigozhin era stato protagonista di un tentativo di ammutinamento, la “marcia della giustizia” delle sue forze verso Mosca, che si era fermata quando Alexander Lukashenko era riuscito a chiudere un accordo con i ribelli che permetteva il trasferimento delle forze di Wagner in Bielorussia e garantiva una, apparente, immunità a Prigozhin. In molti lo consideravano già in quei giorni, dopo il gesto di slealtà verso Putin, “un morto che cammina”. Profezia rivelatasi esatta due mesi dopo. ADNKRONOS