Speranza, il libro sul Covid delle polemiche: “Arcuri e Figliuolo? Fecero il massimo”. La versione dell’ex ministro
Il libro di Roberto Speranza sul Covid questa volta esce per davvero. “Perché guariremo” in realtà era già stato annunciato e addirittura venduto a metà ottobre del 2020, quando si credeva che la pandemia fosse stata definitivamente sconfitta. Ma proprio in quel periodo il virus tornò a ripresentarsi in maniera violenta e l’autore del testo, nonché il ministro della Salute dell’epoca, decise di farlo ritirare dagli scaffali in fretta e furia.
Il 21 ottobre 2020, in alcuni punti vendita era arrivato un alert dal titolo “blocco vendita novità ministro Speranza”. “Vi chiediamo – si legge – di bloccare temporaneamente la vendita del libro “Perché guariremo” del ministro Roberto Speranza. Vi daremo appena possibile sulla nuova data di messa in vendita”. All’inizio, a quanto pare, si pensa a qualche settimana di rinvio: giusto per far passare la tempesta dei nuovi contagi. I nuovi infetti però tra novembre e dicembre continuano a salire. Così i piani editoriali cambiano di nuovo. Il 2 novembre un nuovo messaggio: “Si comunica che il libro è stato ritirato definitivamente dalla vendita e verrà messo fuori catalogo”.
Speranza, nel libro che esce oggi per Feltrinelli, elogia il lavoro dei due commissari straordinari per l’emergenza che si sono succeduti. “Tutto questo grazie a una macchina straordinaria costituita dal nostro personale sanitario, da migliaia di volontari, dalla Protezione civile e guidata egregiamente dal generale Francesco Figliuolo che ha sostituito Domenico Arcuri dopo il cambio di governo. Su questo passaggio di consegne si è scritto molto e ho letto parecchie versioni e interpretazioni strumentali. La mia opinione è che entrambi abbiano servito il Paese al massimo delle proprie possibilità”.
L’ex ministro – riporta Il Corriere della Sera – parla anche del cosiddetto “giorno zero”, il 27 dicembre 2020. “In Italia arriverà un numero simbolico di mille dosi che noi decidiamo di distribuire nelle più importanti città. Le difficoltà logistiche da superare non sono poche, si tratta di far viaggiare, smistare in diversi punti del Paese e poi somministrare farmaci preziosi, che si conservano a temperature bassissime. Non tutti gli istituti dispongono dei frigoriferi giusti per conservare il vaccino e decidiamo di farne portare alcune dosi all’Istituto superiore di sanità, che è attrezzato, per tenerle in sicurezza qualunque cosa possa accadere. Ogni dose conta. Così iniziammo a vaccinare”.
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