L’arcivescovo avrebbe giudicato discriminatorie le regole per l’assegnazione degli alloggi popolari, dicendosi favorevole alla decisione della Regione Emilia Romagna di eliminare dai criteri la residenzialità storica
E il sindaco di Ferrara ha risposto per le rime, invitando provocatoriamente il prelato ad accogliere nel palazzo vescovile i migranti in attesa di sistemazione abitativa. Questa la polemica scoppiata nelle scorse ore nella città emiliana, fra l’arcivescovo Gian Carlo Perego e il primo cittadino di centrodestra Alan Fabbri.
Il pomo della discordia riguarderebbe un passaggio dell’intervista rilasciata dall’arcivescovo al quotidiano Il Resto del Carlino, nel quale monsignor Perego si sarebbe detto favorevole alla revisione dei criteri per assegnare le case popolari proposta dal Partito Democratico emiliano. Questo perché il criterio della residenzialità, in particolare, favorirebbe i richiedenti italiani a scapito dei nuclei familiari stranieri. E l’arcivescovo ha attaccato anche il regolamento del Comune di Ferrara, non ritenendolo evidentemente abbastanza inclusivo nei confronti dei residenti non italiani.
“Come è noto, il regolamento per l’assegnazione delle case popolari del Comune è stato ritenuto discriminante – le sue parole – alcuni tribunali avevano già condannato altri enti per aver accentuato i criteri di maggior punteggio per la residenzialità, in ordine all’assegnazione delle case popolari”. Una considerazione che non è affatto piaciuta a Fabbri. E la sua replica non si è fatta attendere: in un duro comunicato apparso sulla sua pagina Facebook, l’esponente del centrodestra ha attaccato l’arcivescovo.
“Prima consiglia di affidare la nostra terra ai migranti. Adesso sostiene coerentemente la causa del Partito Democratico della Regione Emilia Romagna, chiedendo di dare loro anche una casa popolare, superando così tutte le famiglie in coda da anni ed eliminando il criterio della residenzialità storica – ha scritto – ritengo più giusto affidare gli alloggi a chi ha investito da più tempo in questo territorio. E qui non è solo una questione di italianità, ma di rispetto per chi paga le tasse da sempre. In questo grande contenitore ci sono italiani e anche tanti stranieri ben integrati, che hanno scelto di vivere onestamente nel nostro territorio“.
E a chiusura della nota, Fabbri ha lanciato all’arcivescovo una proposta provocatoria, invitandolo a mettere a disposizione dei migranti gli spazi del palazzo arivescovile. “C’è della calma nella grande reggia vescovile di monsignor Gian Carlo Perego. Ho l’onore di essere suo dirimpettaio. Questa vicinanza quotidiana mi fa notare una grande tranquillità nel suo palazzo: nessuno si avvicina alle finestre, nessuno passeggia nei corridoi, nessun migrante all’orizzonte – ha concluso – consiglio a monsignor Gian Carlo Perego di iniziare a riempire di migranti il suo palazzo e di lasciare le case popolari ai ferraresi”.
Giovanni Fiorentino – www.ilgiornale.it