“Non visita donne non accompagnate”: medico di base albanese nella bufera

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Brescia – In piazza, come sui social, i cittadini protestano da mesi contro il nuovo medico di base, per i suoi modi definiti “sgarbati”, i toni accusati di essere “volgari”; ci sarebbero pure “visite negate a donne non accompagnate”. Al centro della bufera c’è il dottor Kastriot Guri (di origini albanesi, ndr): da circa un mese e mezzo è approdato a Bagolino per sostituire temporaneamente (l’incarico conferito da Ats è provvisorio) il dottor Alfonso Fiore, andato in pensione. Da allora è un susseguirsi di lamentele, a quanto pare non prive di fondamenta, tanto che la questione è al primo posto dell’agenda del sindaco Gianzeno Marca.

Pazienti in strada in attesa di essere visitati

“È stato minato il diritto alla salute dei miei cittadini ed è la prima cosa che io devo garantire”, ci racconta. L’ultima lamentela è finita sul suo tavolo proprio poco prima che lo raggiungessimo telefonicamente: “L’altro ieri (martedì 9 gennaio, ndr) ha fatto uscire tutti i pazienti presenti nella sala d’attesa dell’ambulatorio di Ponte Caffaro, costringendoli ad aspettare il proprio turno in strada, al freddo. Tra loro c’erano anche parecchi anziani che hanno rischiato di ammalarsi in attesa di farsi visitare dal medico. È uno dei tanti esempi che posso fare, perché di episodi del genere, anche peggiori, me ne sono stati riferiti molti: ricette e prescrizioni completamente sbagliate, donne non visitate perché non accompagnate, orari di visita cambiati all’ultimo minuto o non rispettati. Non so nemmeno come possa lavorare: non possiede un computer e quindi prescrive ancora manualmente”.

Una situazione davvero al limite che proseguirebbe da settimane, per far fronte al problema e segnalarlo ai vertici di Ats, prima di Natale era stata anche indetta una riunione pubblica: “Non ho mai visto così tanta partecipazione da parte della cittadinanza: l’aula era troppo piccola per contenere tutte le persone arrivate per portare la propria testimonianza e raccontare le pessime esperienze avute con il medico”, spiega ancora Marca.

L’appello del sindaco per un nuovo medico

È invece di pochi giorni fa la videochiamata tra il sindaco, il dottore Guri e i dirigenti di Ats: “Gli è stato detto di cambiare registro, di esercitare la professione di medico in maniera etica e di stare molto attento” racconta ancora il primo cittadino. Nel frattempo Marca ha avviato una personale ricerca per trovare a breve un sostituto: “La maggior parte dei miei cittadini sono anziani e fragili: abbiamo bisogno di un medico che sia parte integrante della comunità. Non è facile da trovare, perché Bagolino è distante dalla città e il viaggio di un’ora e trenta per raggiungere l’ambulatorio disincentiva parecchi professionisti, ma io proseguo nell’opera di convincimento. Anche poco fa ero al telefono con un medico di Brescia: certo servirebbero degli incentivi, anche di natura economica, per rendere più attrattiva la posizione lavorativa”.

Rabbia e precedenti

Una situazione davvero al limite, tanto che nella giornata di ieri (mercoledì 10 gennaio) sono dovuti intervenire anche i carabinieri della locale stazione. Gli animi dei tanti pazienti in attesa fuori dall’ambulatorio di Ponte Caffaro si sono scaldati ed è partita una chiamata al numero unico per le emergenze. Quando i militari sono arrivati, la situazione era tranquilla, ma in tanti avrebbero riferito di una lunghissima attesa per essere visitati e di avere difficoltà nella fruizione del servizio.

Fino a oggi, nessun provvedimento disciplinare è stato preso nei confronti del dottor Guri, che – da noi contattato – ha preferito non commentare, evitando di ribattere alle accuse mossegli dai cittadini. Il suo nome, però, non è nuovo a casi del genere e nemmeno alle pagine di cronaca giudiziaria: nel 2021 finì in un’aula del tribunale di Bergamo perché accusato di aver negato visite e prescrizioni ad alcuni pazienti. Il giudice lo ritenne responsabile solo di uno dei 4 episodi contestati, condannandolo a 9 mesi e a un anno di interdizione dalla professione per aver negato la ricetta di un farmaco salvavita a un paziente durante un turno come guardia medica.
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