di Daniele Trabucco – Nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana del 21 dicembre 2023 (Serie generale) è stato pubblicato il decreto-legge n. 200/2023 che proroga, fino al 31 dicembre 2024, previo atto di indirizzo dei due rami del Parlamento (totalmente proponi ai diktat governativi), l’autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore della Repubblica di Ucraina (P.S. L’autorizzazione è stata introdotta dal decreto-legge 25 febbraio 2022, n. 14, in particolare dall’art. 2bis).
Ora, il Governo Meloni, come c’era da aspettarsi, ha continuato sul punto la stessa politica dell’Esecutivo guidato da Mario Draghi, dimostrando totale sudditanza non solo verso l’Unione Europea, ma soprattutto nei confronti degli Stati Uniti d’America dove, peró, il Congresso ha recentemente bloccato nuovi finanziamenti militari destinati a Kiev. In questo modo, le responsabilità dell’ormai imminente fallimento militare ucraino ricadono sull’Unione Europea e sugli Stati membri.
Sette pacchetti di aiuti militari da parte dell’Italia (è in discussione l’ottavo) e quelli provenienti dagli altri Paesi non solo non hanno garantito a Kiev quella controffensiva che veniva annunciata un giorno sì e l’altro pure (a cui, peraltro, nessuno ha mai creduto), ma stanno dimostrando in modo sempre più evidente che la “guerra di logoramento” portata avanti dalla Federazione Russa ha messo in seria difficoltà quell’Occidente che, ci raccontano, ha lasciato a Kiev “la difesa delle nostre libertà” (frase retorica che fa già sorridere così se non fosse per il doveroso rispetto verso tutti coloro che hanno perduto la vita).
Tanti i segnali in questa direzione: la faida interna tra il Presidente Zelensky ed il suo Capo di Stato maggiore Zaluzhny, le migliaia di ucraini che scappano all’estero per non combattere, lo stesso sindaco della capitale ucraina schierato contro il Presidente, il progressivo disinteresse dei media ora concentrati sulla questione palestinese (con l’Italia che, in occasione della risoluzione approvata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite per il cessate il fuoco nella striscia di Gaza, si è vergognosamente astenuta).
Secondo i dati forniti dall’Osservatorio Milex (Osservatorio sulle spese militari italiane), a marzo del 2023 il costo di invio di equipaggiamenti militari italiani all’Ucraina si aggirava attorno al miliardo di euro. In compenso, il terremoto nel centro Italia del 2016 e del 2017 presenta costi pari a 30 miliardi di euro (cifra comunicata dal Commissario straordinario alla ricostruzione, Giovanni Legnini, nel mese di agosto 2022).
Certo, la legge di bilancio per l’anno 2024 ha stanziato 1,5 miliardi di euro per la ricostruzione pubblica del cratere del 2016 (anche se il contributo di assistenza abitativa (CAS) per chi, al momento del sisma, viveva in unità immobiliari in locazione o in comodato gratuito è assicurato solo fino al 31 marzo 2024), ma l’importo avrebbe potuto essere maggiore se si evitavano i “pacchetti” di mezzi militari a Kiev.
È indubbio che prima o poi il Governo Meloni dovrà politicamente rispondere di queste scelte le quali, sebbene di fatto imposte da Nato (che non si comprende a quale titolo interviene visto che la Repubblica di Ucraina non fa parte del Trattato dell’Alleanza Atlantica del Nord del 1949) e UE, non sono in alcun modo condivise dagli italiani a conferma di un forte divario tra Paese reale e Paese rappresentato la cui delegittimazione è rafforzata dal pesante astensionismo delle ultime elezioni politiche del 2022 che si aggirava attorno al 36% per raggiungere punte del 50% nel sud dell’Italia. Vogliamo dirlo chiaramente che un Paese come l’Italia non merita questa pseudo classe dirigente…
Prof. Daniele Trabucco – Costituzionalista