di La Svolta – La polizia del Regno Unito potrà eseguire ricerche di riconoscimento facciale grazie a un database contenente le immagini dei 50 milioni di titolari di patenti di guida britannici. Un potere enorme, garantito alle forze dell’ordine da una clausola inserita “silenziosamente dal Governo”, dice The Guardian, all’interno del nuovo disegno di legge sulla giustizia penale. Nel ddl, infatti, non si fa esplicita menzione alla possibilità di sfruttare i dati delle patenti di guida, né se ne parla nelle sue note esplicative.
Sarà compito del ministro degli Interni James Cleverly stabilire “norme in materia di informazioni sui conducenti” per consentire le perquisizioni ma, chiarisce il quotidiano britannico, secondo il disegno di legge dovrà solo consultare gli organi di polizia. Le forze dell’ordine si servono sempre più frequentemente del riconoscimento facciale “dal vivo”, che confronta in diretta i volti delle persone presenti in luoghi o situazioni sensibili – per esempio le proteste – con quelli presenti in specifici database.
Alcuni Paesi europei volevano inserire nell’AI Act da poco approvato una clausola per vietare del tutto la sorveglianza nei luoghi pubblici fondata sui sistemi di riconoscimento facciale automatizzato, ma sotto la spinta di alcuni Governi sono state inserite possibili eccezioni, legate a esempio alla lotta al terrorismo o a gravi minacce per l’ordine pubblico.
Il nuovo ddl consentirebbe quello che viene definito “riconoscimento facciale retrospettivo” e che, a partire da un’immagine catturata grazie alle telecamere o persino condivisa sui social media, potrebbe mettere ogni automobilista del Paese sotto una sorveglianza permanente.
Per questo, attivisti e critici si battono contro questa tecnologia, che viene considerata una minaccia non solo per il diritto alla privacy ma anche alla libertà di espressione, alla libertà di riunione e associazione e alla non discriminazione: gli algoritmi, infatti, secondo gli studi tendono a identificare erroneamente i volti neri e asiatici.
L’accesso ai dati della patente di guida nel Regno Unito è controllato dalle norme relative al Criminal Justice and Court Services Act 2000, secondo cui la polizia deve fornire “una buona causa relativa a una violazione principalmente delle norme sul traffico stradale”.
Interrogando Graeme Biggar, direttore generale della National Crime Agency, il ministro della Polizia Chris Philp ha però affermato: «La clausola 21 prevede il potere di consentire alla polizia e alle forze dell’ordine, inclusa la Nca, di accedere ai registri delle patenti di guida per effettuare una ricerca di riconoscimento facciale, che, in modo anomalo , è attualmente piuttosto difficile. Quando ottieni un’immagine della scena del crimine dalla Cctv o qualcosa del genere, sei d’accordo che sarebbe utile poter eseguire una ricerca con riconoscimento facciale tra i record Dvla e gli altri record a cui è attualmente possibile accedere?».
Quella del Regno Unito non è la prima proposta in questo senso: anche l’Ue aveva preso in considerazione la possibilità di rendere disponibili le immagini dei registri delle patenti di guida dei suoi Stati membri nel database di lotta alla criminalità previsto dal Trattato di Prüm. Una proposta abbandonata proprio per il timore che rappresentasse una violazione sproporzionata della privacy.
Il Senato italiano a fine giugno, in attesa dell’effettiva entrata in vigore dell’AI Act europeo, aveva approvato una moratoria sul riconoscimento facciale negli spazi pubblici fino al 31 dicembre 2025, garantendo un periodo di tutela più lungo contro i progetti di installare sistemi di riconoscimento facciale nelle videocamere di sorveglianza presenti in luoghi aperti al pubblico.
Finora, a bloccare i tentativi da parte di molti sindaci del centrodestra era stato il Garante della Privacy, che si è “opposto all’utilizzo di questi sistemi che rischiano di essere discriminatori e inefficaci”.
Ma già nel 2020, anche la Corte d’appello britannica aveva stabilito che l’uso della tecnologia di riconoscimento facciale da parte della polizia del Galles del Sud aveva violato i diritti sulla privacy, le leggi sulla protezione dei dati e le leggi sull’uguaglianza, dato il rischio che la tecnologia potesse avere pregiudizi razziali o di genere. Tre anni dopo, la tecnologia è ancora in uso e proprio in questi giorni il riconoscimento facciale dal vivo verrà utilizzato per controllare le persone che parteciperanno ai mercatini di Natale.
A preoccupare attivisti e studiosi, però, è anche il metodo “in sordina” con cui il Governo – che quest’estate ha abolito il ruolo del commissario per la conservazione e l’uso di materiale biometrico e l’ufficio di commissario per le telecamere di sorveglianza, lasciando i ministri senza un controllo indipendente che possa esaminare le modifiche legislative – cerca di introdurre la nuova norma.
«Non c’è stato alcun annuncio pubblico o consultazione su questo piano, che metterà chiunque nel Paese con una patente di guida in uno schieramento permanente di polizia», ha detto il direttore di Statewatch, una Ong per le libertà civili, Chris Jones. «L’apertura dei database civili alle perquisizioni di massa della polizia trasforma tutti, a priori, in sospettati. Una maggiore sorveglianza e poteri di spionaggio non renderanno le persone più sicure».