Ci sono delle differenze tra i dati sui decessi Covid raccolti durante il 2020 attraverso il flusso quotidiano dalle Regioni e Province autonome e quelli rilevati dall’Istat attraverso l’analisi dei certificati di morte, disponibili da qualche mese. Ma nel complesso la corrispondenza viene ritenuta “buona” dagli autori di uno studio pubblicato nell’ultimo numero del Bollettino epidemiologico nazionale. Il lavoro è di un gruppo di ricercatori dell’Istituto superiore di sanità (Iss) e dell’Istat, offre una valutazione della qualità delle notifiche di decesso attribuibili a Covid-19, e prova a spiegare il perché delle differenze rilevate nei due conteggi in alcuni momenti del primo anno di pandemia.
E’ “la prima volta, a livello nazionale” che si presenta “il confronto per l’anno 2020 tra i dati di decesso rilevati dalla sorveglianza Covid-19 dell’Iss e i dati ufficiali delle cause di morte fornite annualmente dall’Istat”, si spiega in una nota. Sono state messe a confronto le notifiche riportate giornalmente dalle Regioni/Province autonome al sistema di sorveglianza integrata Covid-19 coordinato dall’Istituto superiore di sanità e i decessi individuati attraverso le denunce delle cause di morte relative allo stesso anno 2020, pubblicati dall’Istat nel marzo 2023. Nei dati Istat è possibile considerare sia i decessi la cui causa iniziale è stata attribuita a Covid-19 sia quelli in cui Covid-19 era solo presente come concausa.
Le conclusioni dello studio sono ”positive”
“Sebbene i due flussi siano costruiti con finalità diverse e utilizzino documentazione e criteri di individuazione delle cause di morte differenti, complessivamente l’analisi svolta, seppur esclusivamente descrittiva e a livello aggregato, evidenzia una buona corrispondenza dei dati – si sostiene – Il sistema di sorveglianza Iss, nato in una situazione di emergenza e popolato tramite le informazioni fornite dalle Regioni e Province autonome, si è quindi rilevato uno strumento efficace e tempestivo nel cogliere un fenomeno così rilevante dal punto di vista dell’impatto sulla sanità pubblica, quale la mortalità attribuibile a Covid-19 in Italia”.
Quanto alle divergenze, gli autori parlano di “differenze percentuali minime nei periodi coincidenti con le due ondate principali (marzo/aprile e novembre/ dicembre) e più accentuate nel periodo estivo”. Ma, dicono, “i due flussi messi a confronto presentano un buon accordo”. La maggiore differenza in termini percentuali riscontrata nei mesi estivi è da attribuire alla bassa numerosità dei decessi verificatisi nel periodo, analizzano gli esperti.
In termini assoluti, poi, la prima ondata è stata caratterizzata da un numero di decessi riportati al sistema di sorveglianza integrata Covid-19 dell’Iss maggiore rispetto a quello riportato tra le cause di morte Istat (causa iniziale Covid-19).
“Una possibile spiegazione – dicono gli autori -potrebbe essere che nella situazione emergenziale i certificati di morte, che devono essere compilati entro le 24 ore dalla constatazione del decesso, possono essere stati compilati senza disporre di tutte le informazioni necessarie per la diagnosi, incluse le analisi di laboratorio. Altro elemento da tenere in considerazione è che nelle fasi iniziali della pandemia poteva non essere chiaro ai medici come compilare i certificati di morte. L’insieme di questi elementi può aver portato a una sottostima dei decessi attribuiti alla malattia Covid nel flusso della rilevazione Istat sulle cause di morte”.
La seconda ondata è stata invece caratterizzata da “una maggiore segnalazione di decessi per Covid-19 nel flusso delle cause di morte dell’Istat rispetto al sistema di sorveglianza integrata dell’Iss. Questa differenza potrebbe essere attribuita a una diversa valutazione da parte della sorveglianza dei decessi direttamente attribuibili al Covid-19”. Facendo riferimento all’età al momento del decesso, “i flussi sono sostanzialmente allineati – continuano gli autori – anche se si osserva che il numero dei decessi segnalati alla sorveglianza Iss è leggermente superiore a quello dei decessi classificati come causa iniziale Covid-19 dalla rilevazione Istat in tutte le fasce d’età fino agli 80 anni. Dopo gli 80 anni si è osservata la situazione opposta“.
“Si sottolinea tuttavia che il sistema dell’Iss non registra le concause del decesso, a differenza di quanto accade per la rilevazione Istat sulle cause di morte. Non è stato dunque possibile effettuare un confronto riguardo queste informazioni. Un altro limite da tenere in considerazione – si legge infine – riguarda il fatto che, in mancanza dell’apposita autorizzazione da parte del Garante della Privacy, non è stato possibile analizzare i dati a livello individuale andando a effettuare un linkage tra i due flussi di dati”. ADNKRONOS