Bologna, Pd: sperimentazione per far votare i migranti

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BOLOGNA- Per far votare i fuorisede e gli stranieri non comunitari alle elezioni comunali ci vuole una legge nazionale, ma Bologna (per aumentare il pressing per arrivare a questa norma) si ‘mette avanti’. Ipotizza cioè di “avviare una sperimentazione di simulazione del voto amministrativo, nazionale ed europeo, rivolto ai residenti di origine non comunitaria che non hanno ancora acquisito il diritto di voto“.

Questo per “sensibilizzare i cittadini stranieri all’importanza dell’esercizio del diritto di voto e alla comprensione del tessuto politico del paese nel quale risiedono” e per “compiere un’azione di inclusione al voto, anche se simbolica” che auti “a sviluppare ragionamenti sulla necessità di ampliare l’accesso ai processi democratici nei territori locali, a livello nazionale ed europeo”.

IL ‘SEGGIO’? UNA PIATTAFORMA DIGITALE ONLINE

Come fare questa ‘prova generale’? Creando “una piattaforma digitale online in grado di consentire ai cittadini di votare in autonomia o con assistenza nei principali luoghi di aggregazione della città”. E progettando questo percorso assieme alle organizzazioni che lavorano con le comunità che hanno background migratorio.

A tracciare la rotta per portare i migranti al voto sotto le Due torri è un ordine del giorno promosso dalle forze di maggioranza in Consiglio comunale: primi firmatari Siid Negash e Giacomo Tarsitano della lista Lepore, seguiti dagli eletti del Pd e di Coalizione civica.

LEGGE PER FAR VOTARE STRANIERI E FUORISEDE

La sperimentazione del voto amministrativo per i residenti di origine non comunitaria è una delle sollecitazioni a sindaco e giunta nell’ambito di un impegno generale verso una “legge che promuova la partecipazione al voto dei cittadini stranieri comunitari residenti in Italia”, e garantisca il diritto di voto “ai fuorisede nel luogo di domicilio affinché non venga trascurata la voce dei cittadini che per studio o lavoro sono distanti dal luogo di residenza”.

La maggioranza di Palazzo D’Accurasio chiede una “legge che consenta ai cittadini stranieri non comunitari e apolidi regolarmente residenti in Italia da almeno cinque anni di esercitare il diritto di voto alle amministrative, equiparando questi ai cittadini comunitari residenti in Italia”. E chiede al Comune di ‘preparare il terreno’ per questa ‘svolta’ con “percorsi di informazione e formazione civica su strumenti per la partecipazione e meccanismi di funzionamento delle istituzioni locali, rivolti ai cittadini e nuovi cittadini”. Anche passando dalle scuole superiori. Il Comune poi dovrebbe “implementare la comunicazione delle procedure per ottenere la tessera elettorale ed esercitare il diritto al voto, sensibilizzando in particolare i cittadini stranieri comunitari residenti, utilizzando anche le lingue dei paesi di origine”. Il tutto nel quadro della campagna “Qui Vivo Qui Voto” promossa dalla rete europea “Voting Rights for All” che ha sede a Friburgo ed è attiva in otto paesi europei.

MIGRANTI E FUORISEDE AL VOTO PER COMBATTERE L’ASTENSIONISMO

Sarebbe anche un modo per combattere l’astensionismo. “Le fasce di popolazione alle quali si riferisce questo Ordine del giorno sono i cittadini stranieri comunitari”, i fuorisede e gli “stranieri non comunitari e apolidi” regolarmente residenti in Italia da almeno cinque anni. A loro pensa la maggioranza ricordando che, “nonostante l’inclusione dei cittadini comunitari residenti in Italia, la loro partecipazione alla vita sociale e politica del Paese è limitata” e “notevoli problemi limitano l’accesso al voto” dei fuorisede. C’è insomma un grosso bacino di voti da coinvolgere: in città, a fine 2022, c’erano 60.947 cittadini stranieri, quasi il 15,6% della popolazione di cui comunitari 13.664 e 11.18 persone residenti che hanno acquisito la cittadinanza italiana a Bologna (l’88% maggiorenni). (AGENZIA DIRE)