L’Unca, Associazione dei Corrispondenti presso le Nazioni Unite, ha assegnato ad Alessandro Benetton il premio come Global Advocate of the Year 2023 per la sua “dedizione e leadership nella promozione di politiche sostenibili in qualità di presidente di Edizione, una delle principali holding industriali europee”.
Alessandro Benetton è stato premiato dal segretario delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, che ha rimarcato l’impegno dell’imprenditore italiano, dal 2022 al vertice di Edizione, nel promuovere la cultura dei principi Esg dell’Onu all’interno di un ampio portafoglio di attività, che impiega oltre 70mila persone e che spazia in tutto il mondo dalle infrastrutture per la mobilità con Mundys al food retail (Avolta), dall’abbigliamento (United Colors), all’agricoltura, al digitale, raccogliendo la sfida di uno sviluppo che non generi disuguaglianze, ma sia equamente distribuito tra donne e uomini e tra generazioni.
“Ovviamente non possiamo esimerci da alcune riflessioni. Non si può che restare perplessi – dichiara Egle Possetti, presidente del comitato ricordo vittime ponte Morandi – rispetto alla brevi vie di purificazione, infatti gli azionisti dopo avere letteralmente spremuto le autostrade italiane in concessione, che hanno all’attivo due tragedie come quella di Avellino e Genova, assumono ora il ruolo di filantropi premiati”.
“Siamo terribilmente perplessi – prosegue Possetti -, che le vie per il ritorno a candide vesti non passino per la verità, non passino per la giustizia. Dovremmo riflettere tutti sui percorsi, che portano ai riconoscimenti, a volte per ottenerli le persone calpestano quello che incontrano, in questi casi immediatamente il valore di quanto ottenuto diventa così flebile, che non si percepisce più”.
“A noi non basta – continua Possetti – l’impegno in progetti di sostenibilità pur apprezzabili, crediamo che la risonanza di questa notizia strida come il rumore del cemento frantumato del Ponte Morandi sotto il peso degli utili stellari. Nessun premio, nessun riconoscimento potrà cancellare quello che è stato, sarebbe necessario molto di più, sarebbe necessario liberare definitivamente il vaso di Pandora, che è stato aperto dalla tragedia del ponte Morandi, ma purtroppo questa via al momento sembra sbarrata”.
“Il tempo verrà, noi e tante persone che hanno a cuore il bene, stiamo lavorando per ottenere quel piccolo ‘premio’ nella nostra vita, che si chiama giustizia, che non ci darà nuovamente le nostre famiglie, ma forse potrà salvarne altre”, conclude la presidente del comitato ricordo vittime ponte Morandi.
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