Depredava anziani malati, arrestata paladina delle donne e dell’antimafia

Maricetta Tirrito

Una catena di montaggio con il solo scopo di derubare risparmi e pensioni agli anziani ospiti di quella struttura che, come accertato da chi ha indagato, non avrebbe avuto nessuna autorizzazione. Non solo lì, in via Isernia, nel comune di Ardea, alle porte di Roma, gli ospiti – tutti paganti a seconda del reddito – venivano curati da sedicenti infermieri.
E così mentre le vittime – chi affetto da morbo di Parkinson chi da demenza senile – venivano depredate, un medico compiacente ne certificava la capacità di intendere e di volere con certificati medici falsi per attestarne la consapevolezza delle scelte. Tra loro anche un anziano morto in circostanze sospette. Come lui anche un’altra vittima. La verità, almeno quella ricostruita dalle indagini, invece ha documentato raggiri per migliaia di euro.

Promotrice del sistema era Maricetta Tirrito, nome e volto noto tra Ostia e Tor Bella Monaca. Palermitana di origine e lidense di adozione – dove vive insieme al compagno anche lui finito nei guai per questa brutta storia – che di recente condannò anche l’aggressione subita da Don Antonio Coluccia, vittima di un tentato investimento stradale proprio a Tor Bella Monaca ad agosto scorso. Tirrito, attiva nella lotta alla violenza sulle donne e alla mafia, secondo la ricostruzione della polizia e della procura di Velletri, però, nasconderebbe un’altra faccia.

Il sistema Tirrito

Per chi ha indagato sulla storia del cohousing per anziani di Ardea, sarebbe stata lei la “promotrice e organizzatrice” di un “collaudato sistema di spoliazione e appropriazione del patrimonio, economico e immobiliare, di soggetti anziani affetti da gravi patologie psico fisiche”, si legge nelle carte. Le accuse, per lei per i suoi complici sono, a vario titolo, quelle di omicidio con dolo eventuale, circonvenzione d’incapace, esercizio abusivo della professione medica, falso ideologico e materiale, aggravati dall’aver commesso il fatto per conseguire il profitto delle condotte delittuose consumate.

L’operazione ha avuto un prologo nel gennaio scorso. In un blitz delle forze dell’ordine, nella cohousing di Ardea erano state rilevate precarie condizioni igienico sanitarie della struttura oltre a scarsa assistenza nei confronti degli anziani ospiti. Due sono poi deceduti in circostanze sospette.

Un medico compiacente

Proprio la storia di uno di loro, il 72enne Luigi Bonomo, merita attenzione secondo investigatori e inquirenti. Gli indagati, secondo quanto emerso, avrebbero omesso “di chiedere il ricovero di Bonomo in una struttura ospedaliera cagionandone la morte”, si legge nel capo di imputazione. L’uomo, affetto dal morbo di Parkinson avanzato e da demenza senile, nei mesi in cui era ospite della struttura gestita da Tirrito, sarebbe stato inoltre raggirato più volte.

Un medico compiacente e parte del sistema, avrebbe infatti prodotto un certificato medico falso sottolineando come il paziente risultasse “orientato nel tempo e nello spazio”, che rispondesse “a tono alle domande” e che fosse “autosufficiente nelle normali attività quotidiane della vita”. Elementi che sarebbero tornati utili per dimostrare la sua consapevolezza in una serie di operazioni anomale.

Presi soldi e un appartamento

Prima di tutte quella del 26 settembre del 2022, quanto il signor Bonomo ha venduto un appartamento di lusso ad Anzio per 5000 euro. Cifra che per altro il “sistema Tirrito” si è subito riappropriata svuotando il conto dell’anziano. E ancora, in altre occasioni, Bonomo è stato “indotto a sottoscrivere deleghe ad operare” sul suo conto corrente postale dal quale gli indagati avrebbero prelevato più di 30mila euro. Inoltre, lo hanno “indotto” a sottoscrivere in loro favore anche “la cessione del quinto della sua pensione” e richiedere e ottenere a suo nome un finanziamento per oltre 12mila euro.

Che la situazione fosse sfuggita di mano lo racconterebbe anche un’altra accusa mossa a uno degli indagati che avrebbe effettuato “numerosi prelievi in contanti” dal conto corrente postale del signor Bonomo per oltre 30mila euro e usarli in una operazione di mastoplastica della figlia e per cena per un 40esimo compleanno. E come il signor Bonomo ci sono state anche altre vittime accertate del sistema.

Oltre 200mila euro rubati

A un altro paziente, classe 1936 e affetto da demenza senile, invece sono stati prelevati dal suo conto oltre 58 mila euro. Poi gli è stata anche fatta firmare una procura per disporre di tutti i suoi beni, con il libretto di deposito a risparmio da cui sono stati prelevati oltre 172 mila euro. Il tutto facendosi inserire anche come eredi per beneficiare del testamento dell’uomo. Anche in questo caso un certificato medico falso e “sotto dettatura” ne avrebbe attestato la capacità di intendere e di volere.

Farmaci senza permessi

Una dinamica che poteva reggersi anche grazie alle “cure” che venivano somministrate agli anziani. Due indagati in particolare, infatti, sono accusati di “esercizio abusivo della professione medica” perché nella struttura di via Isernia somministravano “farmaci anche per via endovenosa” e quindi “esercitavano abusivamente le professioni di infermiera e di operatore socio sanitario, per cui sono previste speciali abilitazioni rilasciate dallo Stato”. In sostanza, secondo chi ha indagato, il sistema era chiaro: certificati medici falsi per attestare la capacità di intendere e di volere degli anziani, cure abusive per tenerli nella struttura, e infine le azioni per svuotarne i conti.

Lorenzo Nicolini – www.romatoday.it