Allarme cuore, ‘verso 66mila morti al giorno nel mondo’

miocardite spike

I cattivi stili di vita uccidono e il primo bersaglio è il cuore. I morti per malattie cardiovascolari nel mondo sono stati quasi 20 milioni nel 2022, destinati a salire a 24 milioni entro il 2030: 66mila al giorno, vittime di patologie prevenibili nell’80% dei casi, che solo nel nostro Paese fanno registrare 220mila decessi l’anno, oltre un terzo del totale. A lanciare l’allarme sono gli esperti della Società italiana di cardiologia (Sic), alla luce del nuovo report del Global Burden of Cardiovascular Diseases – pubblicato oggi sul ‘Journal of the American College of Cardiology’ – e in vista del Congresso nazionale Sic al via a Roma il 14 dicembre. Gli specialisti richiamano l’attenzione sull'”importanza fondamentale della prevenzione per una realistica riduzione delle morti” e sull'”urgenza di disporre piani di politiche di contrasto alle patologie cardiovascolari”.

Il rapporto ha analizzato l’impatto di 18 condizioni cardiovascolari e 15 fattori di rischio in 21 regioni del mondo, 204 nazioni e territori, per disegnare un vero e proprio ‘atlante’ di queste patologie che continuano a rappresentare la prima causa di morte a livello internazionale. Emerge che il numero globale di decessi dovuti a malattie cardiovascolari è aumentato – riassume una nota Sic – passando da 12,4 milioni nel 1990 a 19,8 milioni nel 2022. Tra le malattie cardiovascolari prese in considerazione, la cardiopatia ischemica, provocata da un insufficiente apporto di sangue e ossigeno al cuore, rimane la principale causa di mortalità con circa 109 decessi ogni 100mila abitanti, seguita da emorragia intracerebrale e ictus ischemico.

I 15 fattori di rischio valutati prendono in considerazione cause ambientali (inquinamento atmosferico, inquinamento domestico, esposizione al piombo, bassa temperatura, alta temperatura), metaboliche (pressione arteriosa alta, colesterolo cattivo, sovrappeso, glucosio nel sangue a digiuno, disfunzioni renali) e comportamentali (alimentazione, fumo, fumo passivo, uso di alcol, attività fisica). Tra questi – segnalano i cardiologi – la pressione alta è il fattore di rischio maggiormente responsabile, a livello globale, degli anni di vita persi per disabilità. La dieta e le scelte alimentari scorrette (ad esempio scarso consumo di frutta, verdura, legumi, cereali integrali, noci e semi, latte, fibre, calcio, acidi grassi omega-3 e acidi grassi polinsaturi, ed eccessivo consumo di carni rosse e lavorate, bevande zuccherate, acidi grassi trans e sodio) sono il principale fattore di rischio di peggioramento della salute, tra quelli comportamentali. L’inquinamento da particolato ambientale si è invece classificato in testa ai rischi ambientali.

“Dopo un calo della mortalità, negli ultimi decenni i numeri sono di nuovo in aumento sia sul fronte delle cardiopatie ischemiche che su quello delle malattie cerebrovascolari”, dichiara Pasquale Perrone Filardi, presidente Sic e direttore della Scuola di specializzazione in Malattie dell’apparato cardiovascolare dell’università Federico II di Napoli. “Si prevede – aggiunge – che i decessi aumenteranno entro il 2030 raggiungendo i 24 milioni, con una media di oltre 66mila persone al giorno. E’ necessario dunque incentivare le attività di prevenzione in maniera capillare, coinvolgendo tutti gli attori possibili. In questa ottica, la Sic sta sviluppando per la prima metà del prossimo anno un progetto nazionale di prevenzione in collaborazione con le farmacie di comunità, grazie ad una alleanza con la Federazione italiana degli Ordini dei farmacisti italiani (Fofi) e Federfarma”.

“Oggi più che mai – afferma Ciro Indolfi, past-president Sic e ordinario di Cardiologia all’università degli Studi ‘Magna Grecia’ di Catanzaro – è necessario lo sviluppo di azioni concrete educative di prevenzione e promozione della salute del cuore, e programmi di gestione della cronicità che tengano conto dei principali fattori di rischio cardiovascolare come l’ipertensione e il colesterolo alto, dell’assistenza sanitaria primaria e secondaria e dell’innovazione”.

In base alla ‘mappa’ tracciata dal report del Global Burden of Cardiovascular Diseases, alcune regioni di Asia, Europa, Africa e Medio Oriente presentano il maggior carico di mortalità, analizzano ancora gli esperti Sic. In Europa, in particolare i Paesi dell’Est fanno registrare la più alta mortalità con 553 decessi ogni 100mila abitanti. L’Asia centrale, l’Europa orientale, il Nord Africa e il Medio Oriente sono le regioni con i tassi più elevati di malattie cardiovascolari attribuibili all’ipertensione. “In questo scenario, l’Italia mostra un numero ancora allarmante di decessi per le patologie a carico del sistema cardiovascolare, che arrivano a superare i 220mila morti l’anno, il 35% di tutti i decessi”, ricorda Gianfranco Sinagra, direttore Dipartimento Cardiotoracovascolare Asugi (Azienda sanitaria universitaria giuliano isontina), università di Trieste. “Rappresentano inoltre la prima causa di ricovero ospedaliero, confermandosi, insieme ai tumori, tra le principali cause di invalidità. Fondamentale, dunque – conclude – stabilire strategie di sanità pubblica volte a prevenire le malattie cardiovascolari”.  (Adnkronos Salute)