Spotify, conti a gonfie vele ma licenzia altre 1500 persone

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Spotify taglia ancora il personale e, nonostante i conti stiano andando bene, ha deciso di licenziare altre 1.500 persone

La società leader dello streaming musicale prende nuovamente la strada del taglio del personale con una decisione monstre che si somma agli 800 licenziamenti già avvenuti nel corso del 2023. “Per allinearci ai nostri obiettivi futuri e assicurarci la dimensione giusta per le sfide che abbiamo davanti, ho preso la difficile decisione di ridurre di circa il 17% le persone della società”, si legge in un messaggio del ceo, Daniel Ek, pubblicato sul sito web del colosso svedese. Si tratta di una decisione “difficile” ma un passo cruciale per creare una più forte ed efficiente Spotify nel futuro”. E’ la terza riduzione del personale annunciata dal colosso dello streaming musicale nel 2023, dopo quella del 6% di gennaio e del 2% di giugno della piattaforma destinata all’unità podcast.

“Un taglio doloroso”

“Mi rendo conto che per molti una riduzione di questa portata sembrerà sorprendentemente ampia, data la nostra recente trimestrale e la nostra performance”, sottolinea ancora Ek. “Abbiamo discusso di eventuali riduzioni minori nel corso del 2024 e del 2025. Tuttavia, considerando il divario tra il nostro obiettivo finanziario e i nostri attuali costi operativi, ho deciso – spiega il numero uno dell’azienda nell’illustrare i motivi dei nuovi tagli – che un’azione sostanziale per ridimensionare i nostri costi era l’opzione migliore per raggiungere i nostri obiettivi anche se si tratta di un taglio incredibilmente doloroso per il nostro team”.

I numeri della trimestrale erano positivi

Una mannaia calata a un paio di mesi dall’ultima trimestrale che era stata accolta bene dal mercato. Spotify aveva registrato una crescita dei ricavi e dei sottoscrittori premium superiore alle attese e alla generazione di un utile operativo di 32 milioni di euro. Secondo il ceo di Spotify “oggi abbiamo ancora troppe persone dedite a sostenere il lavoro e persino a lavorare attorno al lavoro piuttosto che a contribuire a opportunità con un impatto reale” mentre sarebbe “necessario che più persone si concentrino sui risultati per i nostri principali stakeholder: creatori e consumatori”.

Per cui l’adozione di una “struttura più snella ci consentirà anche di reinvestire i nostri profitti in modo più strategico nel business” ora che “la crescita economica ha rallentato drasticamente e il capitale è diventato più costoso”. “Questo – ha concluso Ek – non è un passo indietro, è un riorientamento strategico. Siamo ancora impegnati a investire e fare scommesse coraggiose, ma ora, con un approccio più mirato, garantendo la continua redditività e la capacità di innovazione di Spotify”. tgcom24.mediaset.it