MILANO, 04 DIC – Le procedure di licenziamento collettivo di 2668 dipendenti Alitalia su 2840 “è una catastrofe sociale” e “un dramma della deindustrializzazione: i governi si sono susseguiti, ma non è mai stata rimessa in discussione la scelta di cedere il controllo del trasporto aereo italiano”. Lo afferma la Cub Trasporti annunciando che “la vertenza dei lavoratori continuerà nelle aule di tribunale e nelle piazze”. “Delle fantomatiche politiche attive non resta che qualche ridicolo annuncio che, come in passato, resterà tale e senza permettere che si concretizzino le ricollocazioni che non possono che essere previste all’interno del comparto aereo-aeroportuale, in copiosa espansione, nonostante lo smembramento di Alitalia”, afferma il segretario nazionale del comparto Antonio Amoroso.
Con gli attuali circa 3.000 licenziamenti, in 15 anni sono stati espulsi da Alitalia poco meno di 15 mila dipendenti e la compagnia di bandiera è passata dai quasi 250 aeromobili del 2008 agli attuali circa 75 di Ita, ricorda il sindacalista sottolineando che “è un enorme disastro sociale e industriale”.
“I numeri parlano chiaro: le scelte dei Governi che si sono succeduti da oltre 20 anni non hanno mai voluto mettere in discussione il diktat della De Palacio, Commissario UE ai Trasporti nel 2000, che indicava, ad eccezione di Lufthansa, Air France e British Airways, un ruolo ancillare per tutti i restanti vettori nazionali/compagnie di bandiera, compresa Alitalia, peraltro strangolata dall’espansione delle low-cost”, conclude il segretario della Cub Trasporti. (ANSA).