di Marco Leardi – “Nichi, Nichi!”. I compagni lo hanno eletto per acclamazione, scandendo il suo nome. Il ritorno alla politica “attiva” di Nichi Vendola è avvenuto così. Dopo essere rimasto dietro le quinte per un po’ di tempo, ora l’ex governatore della regione Puglia ha deciso di riconquistare il palco ed è stato eletto nuovo presidente di Sinistra Italiana. La sua nomina è avvenuta a Perugia, dove si è tenuto il congresso del partito di cui Nicola Fratoianni è stato invece riconfermato quale segretario nazionale. “Non mi candido a niente, è un ritorno attivo alla politica, questo sì”, ha scandito Vendola a margine dell’evento politico, rispondendo a chi gli chiedeva se il nuovo ruolo politico potesse anticipare una sua candidatura magari alle Europee 2024.
Invece no, niente candidature. Almeno per ora. Vendola – ha infatti spiegato Fratoianni – “ha scelto di non misurarsi con le istituzioni fino a quando non avrà risolto nel modo migliore, e certamente sarà così, una vicenda giudiziaria che lo riguarda”. Da parte sua, il neoeletto presidente di Sinistra Italiana ha comunque cominciato il nuovo incarico alla propria maniera. Ovvero, con le sue tipiche circonclocuzioni. “Vorrei rivolgermi a tanti compagni e compagne che sono fuori di qui, fuori dal partito, fuori dall’idea di tornare a fare politica, di tornare a votare Non possiamo abbandonarci alla depressione, al rimpianto o alla nostalgia. Certo, i motivi per esserlo sono tanti, ma la depressione e la nostalgia sono una brutta bestia quando i tempi sono così oscuri come quelli che viviamo. Questo è tempo di tornare a casa per rimetterci in cammino“, ha affermato.
L’ex esponente di Rifondazione Comunista ha poi evitato di addentrarsi nelle ipotesi di campo largo progressista, rispetto alle quali ha solamente evocato il concetto di contrasto alla fantomatica “onda nera” che la sinistra agita come spauracchio. “Al di là delle dinamiche fisiologiche legate alla competizione interna alle forze di una coalizione” – ha affermato Vendola, parlando con l’Agi “e al di là della necessità politica di creare una base di unità per contrastare la destra e predisporsi a rappresentare una alternativa, al di là di questo c’è un problema di analisi delle ragioni che hanno portato a una crisi della democrazia, con la diserzione degli elettori dalle urne e questa onda nera che ha cambiato i connotati della scena politica e istituzionale dopo anni di tecnocrazia e di supplenza sei migliori degli ottimali nei confronti della dialettica politica”.
Poi l’ulteriore giro di parole: “Le vele del populismo reazionario sono state spinte dalle politiche di austerity e dalla guerra come strumento di governo del mondo”. Nel suo discorso, Vendola ha affrontato i temi del pacifismo e condannato fermamente l’antisemitismo, “fogna in cui annega l’umanità”. Peccato però che spesso quelle espressioni antiebraiche si siano udite proprio in manifestazioni e piazze che godevano del sostegno (se non addirittura della partecipazione) di certa sinistra militante.
Per quel tipo di progressismo, infatti, il rischio concreto è quello di rimanere imprigionato nel passato e nell’ideologia più miope. A chiudere il congresso che ha consagrato il ritorno in politica di Vendola, il coro dei delegati che hanno intonato “El pueblo unido” degli Intillimani.
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