Patriarcato, prof Sinagra: lettera aperta a Lilli Gruber

Lilli Gruber

di Augusto Sinagra – Gentile Signora, quel che lei afferma non mi suscita alcun interesse culturale ma le sue ultime esternazioni in tema di “patriarcato” mi inducono a segnalarle la contraddizione in cui lei è incorsa.
Le spiego: il patriarcato non va riduttivamente inteso nella pur gravissima attitudine del maschio a far del male alla femmina. Nella accezione del patriarcato è ben più rilevante il ruolo che il maschio ritiene di svolgere e correlativamente il ruolo della femmina, cioè il modo in cui quest’ultima si pone nei riguardi del maschio.

La sua volontà di pretendere pateticamente un’eterna giovinezza e bellezza, ciò che traspare inequivocabilmente dalla sua non più verde età e dalla apparenza che mostra in pubblico e penso anche in privato, nel senso di apparire bella ad ogni costo e di piacere al prossimo, maschi soprattutto, è una inconsapevole accettazione di uno dei più deprecati aspetti del patriarcato.
Vorrei che lei capisse (ma ne dubito) che questa continua costante della sua vita la pone in un ambito di valori, di interessi e di relazioni assolutamente patriarcali; cioè di soggezione e sottomissione ad una logica relazionale di tipo patriarcale. Mi lasci dire che nel complesso è lei che appare condizionata da antichi e superati stereotipi.

La bellezza è un dono della natura o, per chi crede, di Dio.
E’ in questo senso che una ostinazione al riguardo e cioè il costante sforzo di apparire sempre giovani e belli è una cosa contro natura e contro Dio.
La giovinezza e, se c’è, anche la bellezza, non devono essere strumento di progressione nella società civile; né la bellezza è un obbligo. Ma è, appunto, uno stereotipo delle società patriarcali.
Si tranquillizzi, accetti serenamente la sua avanzata età; la vita non è solo chirurgia estetica, è anche semplicità e accettazione di quel che porta la natura e il tempo.

Lei, poi, non si avvede del fatto che qualcuno potrebbe scorgere in contro luce un suo atteggiamento riconducibile ad una forma sottile di razzismo: condannando come patriarcato quel che non lo è, lei condanna la società musulmana che nella sua tradizione si fonda anche sui peggiori aspetti del patriarcato fino a giustificare la violenza fisica sulle donne.
Non mi dica, per piacere, che lei condanna Il Sacro Libro del Corano che consente la poligamia …

Ricordo la sua visita in Iran con il capo coperto da un trasbordante velo. Era certamente il desiderio di non mostrare troppo una passata bellezza, ma era anche un esplicito atto di sottomissione alle tradizioni e alle usanze musulmane la cui visione dell’uomo e della donna le sono ben note.
Mi permetta di rivolgermi a lei dicendole ”cara Lilli”, faccia pace con il tempo e con il cervello che è più importante di ogni esteriorità.

AUGUSTO SINAGRA Professore ordinario di diritto delle Comunità europee presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”. Avvocato patrocinante davanti alle Magistrature Superiori, in ITALIA ed alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, a STRASBURGO