Per oggi, venerdì 17 novembre, è in programma lo sciopero generale in tutta Italia, un’iniziativa bocciata dal Garante perché non ci sarebbero i presupposti e sul quale il ministro Matteo Salvini ha attuato la precettazione, riducendo lo sciopero a 4 ore. Ma i lavoratori sanno per cosa scioperano? È questa la domanda che si fa nel servizio di Dritto e rovescio, il talk show di Rete4 che vede Paolo Del Debbio. “Sicuramente aderiremo, stiamo pensando proprio di chiudere le biblioteche”, risponde un intervistato a Roma. “Quali sono le motivazioni?”, la domanda del giornalista, con una risposta poco convincente: “Le motivazioni.. Eh… Stanno manipolando i nostri soldi”.
Poi un’altra richiesta ad un diverso intervistato: “Si sa per cosa si sciopera?”. “Forse per le benzina”, la risposta, con l’intervento di un’altra persona vicina: “Per la benzina si sciopera?”, con il primo che replica: “Mi sa di sì, per la benzina”. “Gli scioperi fioccano anche senza motivo, anche perché noi abbiamo il contratto in scadenza il 31 dicembre”, dice un altro lavoratore interpellato. Poi ancora: “È uno sciopero generale grande per la riforma che è stata fatta dalla Meloni, tolgono il potere al presidente della Repubblica, aumenta il premierato. Manovra? È un po’ tutto”. La confusione è lampante.
Viene poi approfondita la tematica legata ai giorni scelti per lo sciopero, cioè i venerdì o giorni vicino a feste. E qui vengono interpellati dipendenti del pubblico impiego e dell’istruzione, che non lavorano nel fine settimana. “Perché proprio il venerdì?”, la richiesta. E la risposta non si fa attendere: “Perché così allungano il fine settimana, capito? Ormai sono anni che fanno così”. “Chi organizza lo sciopero – dice un’altra persona – può darsi che voglia un po’ invogliare qualcuno un po’ più pigro a scioperare, perché poi c’è il weekend. Per noi è un po’ particolare questa situazione, perché non avendo l’obbligo di presenza non è facile nemmeno verificare l’entità dell’adesione. Uno potrebbe farsi un weekend lungo senza farsi togliere lo stipendio”. E a farne le spese sono i pendolari…
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