Consigliere comunale marocchino: “Ecco come noi immigrati andremo al potere”

Omar Korichi, consigliere comunale di origini marocchine

di Alberto Giannoni – «Ecco come noi immigrati andremo al potere». È tutto squadernato, nel proclama politico di Omar Korichi, consigliere comunale di origini marocchine, capogruppo e delegato alle Reti culturali a Rovereto. «A noi non importa più il candidato sindaco o presidente – ha scritto pochi giorni fa sui social – A noi importa dove ci sono maggiori probabilità di entrare, inserirci e come il cavallo di Troia, contrastare un sistema sempre meno politico e sempre più di interessi».

È tutto messo nero su bianco, con abbondante ingenuità, ma rappresenta vividamente uno scenario, per molti preoccupante o addirittura distopico. È la descrizione di una «conquista del potere», e arriva nei giorni in cui le piazze europee ribollono per le proteste anti-Israele animate da immigrati arabi, musulmani ed estrema sinistra, anche se le sue parole partono da una vicenda elettorale locale: le elezioni provinciali di Bolzano. Ed eccolo, lo scenario che molti temono e che Korichi evoca: «Abbiamo impostato – ha spiegato – una regia politica che ha come unico obiettivo quello di raggiungere e conquistare il potere politico per dare voce alle comunità di origine straniera che in tutti gli ambiti sociali soffrono (…) di discriminazioni e umiliazioni senza trovare alcuno che possa opporsi e fare da megafono».

Capogruppo di una lista civica di sinistra «riformista», praticante legale, grande ammiratore di Alessandro Di Battista – si vede una foto ricordo insieme a lui – Korichi ha pubblicato queste dichiarazioni come endorsement per un altro consigliere di origine straniera (si chiama Fation Mullici) che era appunto in lizza alle Provinciali, anche se sul fronte politico opposto: «Siamo sempre stati dalla stessa parte – ha detto Korichi – a dimostrazione che destra o sinistra, gli immigrati sono solo da una parte o dall’altra usati e strumentalizzati».

«Se riusciamo a raggiungere un forte bacino elettorale di cittadini italiani e stranieri – ha aggiunto – possiamo cambiare la compagine politica provinciale, potendo mettere in ogni Consiglio comunale almeno 2/3 consiglieri/e di origine straniera a tutela e a garanzia delle istanze e delle sofferenze delle comunità straniere che a oggi non hanno un loro megafono». Per questa uscita – o meglio, anche per questa – è stato espulso dal suo «partito», che però ha ravvisato la «gravità» di questa posizione nella indifferenza di Korichi fra destra e sinistra, più che nella visionaria ambizione di «conquista del potere». «Mi sono sentito usato» ha replicato lui in un’intervista al giornale «IlT», spiegando di aver voluto mandare «un messaggio ben chiaro contro chi strumentalizza gli immigrati».

Secondo motivo della cacciata, le posizioni «estreme» sulla guerra. Il 7 ottobre, giorno dei massacri, Korichi ha pubblicato una foto con bandiera palestinese, il giorno dopo ha parlato di un «sacrosanto diritto di difendersi», dopo la reazione israeliana ha manifestato non solo una comprensibile ansia per i civili di Gaza, ma anche simpatia per quella che chiama «la resistenza palestinese»: più volte ha spiegato che sarebbe «legittima», ha postato vignette a dir poco discutibili, dato voce invettive contro Israele, fra boicottaggio, bugie («mai stata persecuzione di ebrei nella storia islamica») e assurdità («Adesso bombarderanno anche il Vaticano»). Troppo, anche per un gruppo di sinistra, che l’ha cacciato. «Mi hanno dato dell’integralista» ha rivelato a IlT – Mi hanno chiesto di dimettermi così puoi dire quello che vuoi».
La sindaca reggente Giulia Robol invece, si è presa del tempo per capire cosa fare della sua delega.
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