Bufera a Bruxelles dopo la scomparsa di un delicato documento scientifico che metteva in discussione i vantaggi di cui godono i colossi dell’industria farmaceutica. Il caso è stato denunciato da varie organizzazioni che si occupano di lobby e di trasparenza nelle istituzioni Ue. Si è fatto notare come il documento sia stato rimosso in seguito alla sua pubblicazione avvenuta il 27 ottobre. Alla già imbarazzante situazione si aggiunge un altro elemento: i due eurodeputati del Partito popolare europeo (Ppe) che sarebbero responsabili della rimozione sarebbero uniti da una relazione sentimentale. Non si tratta solo di gossip. La vicenda mette in luce uno dei tanti conflitti d’interesse che nella capitale europea preoccupano in relazione allo stato di salute della democrazia. Diventa sempre più importante chi decide cosa e sulla base di quali interessi e rapporti.
Esperti italiani
È un rapporto delicato quello commissionato dal Gruppo di esperti per il futuro della scienza e della tecnologia (Stoa) del Parlamento europeo, dato che verte sul tema dell’accesso ai medicinali e dell’innovazione farmaceutica. Sarebbe dovuto arrivare nel momento in cui il Parlamento europeo ha appena iniziato a discutere una riforma del sistema farmaceutico centrata su incentivi per le aziende che sviluppano medicinali. Ci sono in gioco miliardi di euro. Il documento indipendente era stato redatto dalle ricercatrici italiane Simona Gamba, dell’Università degli Studi di Milano, Laura Magazzini, della Scuola Superiore Sant’Anna, e da Paolo Pertile, dell’Università di Verona. Le raccomandazioni degli accademici contenute nel documento riguardano le modalità per migliorare l’accesso ai farmaci per la cittadinanza negli Stati membri.
Meno vantaggi per Big Pharma
Le misure individuate, si legge nel documento, “mirano a garantire lo sviluppo di farmaci accessibili in tutte le aree cliniche, migliorando la disponibilità, il prezzo e la trasparenza dei costi di Ricerca & Sviluppo e garantire la reattività in caso di emergenza”, come ad esempio nel caso di una pandemia. In maniera “ambiziosa” il rapporto richiede “il rafforzamento del coordinamento dell’Ue su questioni relative ai diritti di proprietà intellettuale e l’approvvigionamento dei farmaci”, come pure “la riduzione della durata delle esclusive” di cui le aziende godono in base a delle royalties. Gli esperti hanno inoltre richiesto “l’introduzione di incentivi specifici (modelli di abbonamento), svincolati dalle dimensioni del mercato, per specifiche UMN (antimicrobici e malattie ultra-rare)”, come anche la revisione degli incentivi esistenti per le malattie ultra-rare. Altro pilastro riguarda “la creazione di un’infrastruttura pubblica di Ricerca & Sviluppo” attiva anche nel processo di produzione. In sostanza, gli esperti hanno chiesto a Bruxelles di adottare delle politiche ampiamente sfavorevoli a Big Pharma e maggiori investimenti pubblici che finiscano in strutture pubbliche, sottraendo determinati farmaci a regole di mercato, in particolare per le malattie rare, che non offrono sufficienti introiti all’industria farmaceutica ma sui comunque bisogna effettuare apposite ricerche per garantire il diritto alla salute di tutti i cittadini.
Sparire dal web
Pubblicato online il 27 ottobre, il documento è stato in seguito rimosso dal sito web dello Stoa il 30 ottobre. Secondo il giornale Politico i responsabili di questa scelta sono stati gli eurodeputati Christian Ehler e Pernille Weiss. Entrambi del Partito Popolare europeo e membri del comitato Stoa, presieduto da Ehler. Diverse organizzazioni che operano per la trasparenza delle istituzioni europee hanno suggerito che i due esponenti del centro-destra condividono anche un altro elemento: hanno (o avevano) una relazione di coppia. Un fattore che, secondo gli attivisti, avrebbe influenzato le loro scelte rispetto al rapporto sulle case farmaceutiche, determinando un vero e proprio conflitto d’interesse. Transaprency International ha sostenuto che le circostanze che hanno condotto alla rimozione del rapporto “giustificano l’apertura di un potenziale caso di conflitto di interessi da parte del Comitato consultivo sulla condotta dei membri”. Quest’ultimo è un organo del parlamento europeo che verifica se i deputati hanno rispettato il codice di condotta interno all’istituzione. Dello stesso avviso anche gli esperti dell’osservatorio Corporate Europe. A tal proposito Olivier Hoedeman ha affermato che “il presidente dello Stoa agisce per conto del suo partner, un eurodeputato con stretti legami con Big Pharma”.
La deputata danese
La partner a cui si riferisce è la danese Pernille Weiss, che dal 2019 fa parte della commissione per l’industria, la ricerca e l’energia. In questa veste, è stata la relatrice sul progetto di revisione della direttiva sulle norme farmaceutiche dell’Ue e sul regolamento sulle spedizioni di rifiuti. La sua posizione è quella di tutelare l’industria del settore garantendo, ad esempio, periodi più lunghi di protezione per i nuovi farmaci tramite la proprietà intellettuale per evitare la concorrenza. Non si tratta di un caso, visto che la Weiss in patria è amministratrice delegata di Archimed, una società di consulenza sanitaria e architettonica.
La difesa
A fronte delle accuse di conflitto di interessi il deputato tedesco Ehler, in qualità di segretariato dello Stoa, si è difeso sostenendo che il rapporto è stato pubblicato “per errore”. In precedenza si era giustificato parlando delle preoccupazioni dei membri del comitato. Fonti certificate di EuropaToday confermano che la data di pubblicazione prevista era realmente quella del 27 ottobre. Si tratta ora di capire e stabilire chi è autorizzato a decidere sulla pubblicazione o meno di una ricerca commissionata da un ente pubblico come la Stoa, come pure quali tipologie di rapporti possano intercorrere tra gli eurodeputati e le aziende interessate da un documento ufficiale. In attesa di ulteriori chiarimenti sulla vicenda, Ehler ha negato che ci sia un conflitto di interessi rispetto alla sua posizione in qualità di segretario dello Stoa. Il codice di condotta degli eurodeputati stabilisce già che nell’ambito del conflitto di interessi ricade il caso in cui “l’esercizio del mandato di un deputato al Parlamento europeo nell’interesse pubblico può essere impropriamente influenzato per ragioni che coinvolgono la sua famiglia, la sua vita affettiva, i suoi interessi economici o qualsiasi altra cosa”.
Alessia Capasso – https://europa.today.it