di Federico Garau – Una lunga storia fatta di violenze e abusi, che si è conclusa con la morte della vittima. Dopo l’ultimo pestaggio, infatti, Genoveva non ce l’ha fatta. Il marito della donna, responsabile dell’aggressione, se l’è comunque cavata con una condanna a 9 anni, non avendo i giudici della prima corte d’Assise di Roma rilevato lo stretto nesso di causalità tra le percosse e il decesso della 40enne.
Il processo
Florin Virgil Ciurea, questo il nome dell’uomo, era finito alla sbarra per maltrattamenti e lesioni aggravate nei confronti della moglie: quest’ultima era stata aggredita durante la notte di capodanno del 2021, morendo 15 giorni dopo in un letto d’ospedale. L’accusa riteneva che il romeno avesse colpito “reiteratamente e in più momenti” la vittima, causando delle “lesioni personali consistite in traumi ecchimotico-escoriativi diffusi dai quali, in concorso con l’aggravarsi delle patologie della persona offesa riscontrate in sede autoptica, derivava il decesso della stessa”. Ecco spiegato il motivo per cui il pubblico ministero Vittoria Bonfanti aveva chiesto alla corte una condanna a 19 anni per l’imputato. Condanna ridottasi a 9 anni per il fatto che i giudici non hanno ritenuto di poter valutare con certezza una connessione tra l’episodio incriminato di Capodanno e la morte di Genoveva.
“Le condanne che sono state inflitte a Ciurea sono coerenti e proporzionate per i reati di cui è stato ritenuto responsabile, quindi posso dirmi soddisfatta”, ha spiegato a Il Messaggero Carla Quinto, il legale che tutela gli interessi della figlia della coppia. L’avvocato ha commentato anche la decisione dei giudici di non imputare al romeno la causa diretta del decesso della moglie.”La consulenza tecnica valuta i fatti solo dal punto di vista scientifico, è un nesso purtroppo strettamente tecnico ed è molto difficile da dimostrare in aula”, spiega. Ciurea si è visto inoltre sospendere la responsabilità genitoriale, e dovrà risarcire la figlia con una provvisionale di 100mila euro: “Faremo di tutto per tutelare al meglio la bambina”, conlcude Quinto.
Le reiterate violenze
Prima dell’ultimo episodio, comunque, la 40enne era stata costretta in più di un’occasione a ricorrere alle cure dell’ospedale. Particolarmente grave quanto accaduto nel gennaio del 2018, quando le botte comportarono un grave trauma cranico, con la presenza di un ematoma che costrinse il personale medico a effettuare un delicato intervento chirurgico. Violenze continue denunciate in aula da alcuni conoscenti della donna, la quale, tuttavia “non diceva mai che era stato lui”. La stessa figlia era a conoscenza della situazione: “Papà picchia la mamma ma io non posso farci nulla” aveva rivelato a un’amica della madre.
La bimba era addirittura usata come deterrente per scoraggiare Genoveva a denunciarlo: in più di un’occasione Ciurea aveva minacciato di portare via la figlia e lo aveva addirittura fatto nel 2020 quando la moglie trovò il coraggio di raccontare le violenze subite. L’uomo portò la bambina in Romania dai suoi familiari per farla vivere lì, pur essendo la madre contraria.
Genoveva versava in gravi condizioni di salute a causa delle botte subite, dell’isolamento in cui doveva vivere e delle quantità di alcol che beveva per sopportare quell’inferno. L’ultimo episodio, per l’appunto, avvenne in quel tragico gennaio del 2021.
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