di Manuela Messina – «Non voglio più che mi lasci da sola con lui». Poche parole accompagnate da un pianto disperato. È stato lo sfogo di una bambina di soli sette anni a interrompere la catena di orrori che è stata costretta a subire per mesi da un uomo, un 32enne camerunese, che aveva il compito di farle da baby sitter mentre la madre si trovava a Torino per lavoro. La 31enne, anche lei connazionale dell’imputato, dopo la scuola lasciava frequentare alla figlia uno spazio della comunità. Single, con pochi aiuti esterni e disponibilità economica molto contenute, la donna lasciava la figlia piccola in compagnia di adulti di cui si fidava per potere andare a lavorare. Poche ore trascorse a fare i compiti e giocare, sotto la supervisione dell’uomo che ha, per altro, una figlia della stessa età della vittima. Ma quei pomeriggi si sono presto trasformati in un incubo.
Bastano poche frasi, contenute in uno degli atti dell’accusa, il decreto di giudizio immediato, per avere un’idea delle conseguenze che ha avuto questa storia per la piccola. «Indicatori di reazione traumatica», si legge nella contestazione dell’aggravante della minore età della vittima (sotto i dieci anni) che ha subito «un pregiudizio grave» anche per via della «reiterazione delle condotte».
Almeno tre gli episodi accertati – due avvenuti a Milano tra il 18 e il 26 agosto 2022 e un altro nel sud Italia – in cui la bambina è stata vittima degli abusi sessuali che sono andati avanti almeno per sette mesi. È stato infatti solo dopo l’ultimo episodio, avvenuto in un fine settimana di marzo 2023, che la bambina è riuscita a sfogarsi e a raccontare tutto alla mamma.
I medici dell’ospedale Infantile Regina Margherita di Torino, dove è stata visitata, hanno riscontrato «lesioni» e non hanno avuto dubbi sulla violenza sessuale. Anche perché la bimba ha anche contratto una malattia trasmissibile solo sessualmente. Il 32enne è stato arrestato lo scorso giugno, ma non ha mai ammesso le violenze. In allegato al decreto di giudizio immediato del pubblico ministero, anche la testimonianza della bambina che sentita in incidente probatorio davanti al gip, ha confermato tutti gli abusi sessuali. E ha spiegato di non avere parlato prima perché minacciata dall’uomo.
«Non sono stato io», ha invece detto l’imputato al pm Pasquale Addesso che lo ha interrogato nell’inchiesta per violenza sessuale pluriaggravata consistita in «atti repentini e a sorpresa». Il 32enne, che si trova in carcere a San Vittore, ha fatto ora richiesta di abbreviato condizionato all’audizione di un teste. La parola spetta al giudice che deciderà se concedere il rito alternativo che gli consentirebbe lo sconto di pena di un terzo in caso di condanna.
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