Una decisione che sta già facendo molto discutere. La Corte di Cassazione ha dichiarato prescritto il reato di falso per i carabinieri Roberto Mandolini e Francesco Tedesco, già condannati nel processo d’appello bis relativo all’omicidio di Stefano Cucchi, dello scorso luglio.
Mandolini ai tempi dell’omicidio Cucchi, era comandante della stazione dei carabinieri di Roma Appia, dove Stefano era stato portato dopo il fermo. Era stato condannato a tre anni e sei mesi di carcere per falso. Francesco Tedesco, il carabiniere che ha confessato cosa avvenne durante l’omicidio del 31enne romano, era stato invece condannato a due anni e quattro mesi per lo stesso reato. L’accusa nei confronti dei due era di aver falsificato il verbale in cui Cucchi dichiarava di voler rinunciare alla nomina del difensore di fiducia.
I magistrati hanno accolto così i ricorsi presentati dagli avvocati dei due carabinieri. Entrambi erano stati processati in corte d’assise insieme ai militari Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro, questi ultimi condannati per omicidio preterintenzionale e ritenuti i responsabili materiali dell’uccisione di Stefano.
“Roberto Mandolini. Colpevole e salvato dalla prescrizione”.
È il commento di Ilaria Cucchi, la sorella di Stefano, che ha postato su Facebook una foto di Mandolini.
Diverso, ovviamente, il giudizio dei difensori dei due carabinieri. “Questa sentenza pone fine a una vicenda drammatica che ha causato grandi sofferenze. Il carabiniere Tedesco che ha coraggiosamente contribuito all’accertamento della verità è stato assolto da tutti gli altri reati dei quali era accusato per cui l’esito della prescrizione per un residuo reato di falso che non ha mai commesso non ci soddisfa certamente, tuttavia potremo commentare questa decisione controversa solo quando avremo letto le motivazioni dei giudici della Cassazione”, ha detto l’avvocato Francesco Petrelli, difensore di Tedesco.
Decisamente più acceso il commento dell’avvocato difensore di Mandolini: “È una sentenza pilatesca, come al solito la Cassazione non ha avuto coraggio, avrebbe dovuto annullare senza rinvio la sentenza per insussistenza del fatto. Così invece è un colpo al cerchio e uno alla botte, la Cassazione non sorprende mai”, ha commentato l’avvocato Giosuè Bruno Naso. www.today.it