Ex combattenti dell’Isis assunti in centri ricreativi, scuole materne e servizi sociali in Svezia. È quanto ha rivelato il quotidiano Expressen con un’inchiesta che sta sollevando forti polemiche in un Paese dove è ancora alta l’emozione per l’attentato di Bruxelles, dove un terrorista tunisino ha ucciso due cittadini svedesi.
Secondo l’inchiesta di Expressen, negli ultimi anni, almeno 83 ex jihadisti con passaporto svedese sono arrivati nel Paese scandinavo dalla Siria e dalle altre zone controllate dallo Stato islamico. Di questi, 21 lavorano con bambini, giovani e persone vulnerabili, e altri 3 sono impiegati nel settore pubblico. Il tutto nonostante i diversi avvertimenti da parte dei servizi di sicurezza sui rischi connessi a questi ex combattenti. Il sospetto è che alcuni di loro possano condurre attività di radicalizzazione e di reclutamento in Svezia.
In un caso riportato dalla stampa svedese all’inizio di quest’anno, un rimpatriato dell’Isis è stato condannato in base alla legge che proibisce alle persone di recarsi in uno Stato terrorista come l’Isis. Nonostante ciò, tre mesi dopo aver scontato la pena è riuscito a farsi assumere in un centro giovanile di Goteborg perché questo particolare reato non era registrato nel suo casellario giudiziario.
“È del tutto inaccettabile che terroristi dell’Isis lavorino nelle scuole, nei centri ricreativi e simili svedesi. Non dovrebbe essere permesso che ciò accada”, ha detto la ministra dell’Istruzione Lotta Edholm. La ministra punta il dito contro i dirigenti scolastici che non avrebbero attuato i necessari screening sui trascorsi dei loro impiegati. Ma Edholm ha anche ammesso che c’è un grave problema di comunicazione all’interno dell’amministrazione pubblica, dato che i nomi dei soggetti segnalati dai servizi di sicurezza non sono stati diramati ai servizi sociali e a quelli scolastici.
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