Killer della tabaccaia di Foggia liberato da un giudice: era nel Cpr di Macomer

Killer della tabaccaia di Foggia

di Stefano Zurlo – Si chiama Redouane Moslli e ha 43 anni. Quest’estate purtroppo è finito sulle prime pagine dei giornali perché è lui l’autore del brutale omicidio della tabaccaia di Foggia, Francesca Marasco. Era il 28 agosto, quando l’uomo ha aggredito la donna per portarle via l’incasso, 75 euro, e alla fine, l’ha uccisa a coltellate. Ai primi di settembre la cattura, a Napoli: la storia scivola nelle retrovie della cronaca.

Ora però il Giornale è in grado di aggiungere qualche dettaglio alla biografia di questo marocchino irregolare, espulso come tanti migranti senza permesso di soggiorno, ma rimasto sul territorio nazionale fino alla terribile rapina. Quel che non si sapeva è che Moslli a un certo punto delle sue peregrinazioni era stato chiuso in un cpr, quello di Macomer, in Sardegna, per via del suo pesante curriculum criminale: una condanna per rapina. Ma il giudice di pace, sempre presente per un controllo di legalità in questi procedimenti, non aveva convalidato il provvedimento. Era il 26 novembre 2020, quasi tre anni fa. E Moslli era solo uno dei tanti sbandati che vivono di espedienti e di crimini ai margini della società.

Se fosse rimasto nel Cpr della Sardegna, spiegano oggi i tecnici del ministero dell’interno, sarebbe stato quasi sicuramente rispedito in patria, perché gli accordi con il Marocco funzionano e i clandestini tornano in patria.

Ma il giudice aveva deciso di rimetterlo in libertà e Moslli è andato incontro al suo destino di violenza. Il marocchino non era stato portato nel Cpr sardo a caso: in queste strutture – nove in tutto nel Paese, dalla Lombardia alla Sardegna – sono concentrati quasi solo gli irregolari con un profilo criminale. Il tentativo è quello di togliere dalla strada i soggetti più aggressivi, mentre si sviluppano le procedure di rimpatrio. «Alla fine – riassume in un colloquio con il Giornale il sottosegretario all’interno Nicola Molteni – più del 50 per cento degli ospiti del Cpr viene effettivamente allontanato dall’Italia e comunque il 70 per cento delle espulsioni concluse con successo passa per i Cpr».

È quella la strada maestra. In questi centri c’é un turn over di circa 3000 persone l’anno: un battaglione composto da ragazzi con carichi pendenti, condannati in primo grado e spesso pregiudicati che hanno già scontato la pena per reati gravi, dalla rapina all’omicidio.

È la foto di Moslli: il marocchino entra in Italia nel 2008 come richiedente asilo, ma non riga diritto e nel 2017 viene arrestato e processato per rapina, ricettazione e porto d’armi abusivo. La condanna è pesante: 6 anni di carcere, che si riducono a 4 con il patteggiamento in appello.

Siamo alla fine del 2020, quando Moslli finisce di scontare la pena ed esce dal carcere. In situazioni del genere, come ha raccontato il Giornale, si dispone spesso una pattuglia davanti al portone del penitenziario. Gli agenti prelevano l’ex detenuto e lo accompagnano in un Cpr, anticamera della possibile partenza.

Ecco così la doppia notifica: il decreto di espulsione del prefetto e quello, chiamato in gergo di trattenimento, del questore. Il meccanismo viene attivato anche con Moslli che sbarca in Sardegna. Ma nell’udienza qualcosa si inceppa e il giudice di pace non dà la convalida. Moslli lascia il cpr con un foglio di via del questore, la solita grida manzoniana dello Stato che dice al soggetto che non è riuscito ad espellere di andarsene con le proprie gambe.

Lui invece rimane e sparisce dai radar per due anni e mezzo. Ricompare in estate per la sventurata rapina alla tabaccaia. Dopo il delitto scappa, ma la fuga dur poco. Gli agenti lo trovano a Napoli, il suo avvocato Nicola Totaro sostiene che è pentito: «Ha capito di aver sbagliato, non aveva alcuna volontà di uccidere». Si viene a sapere che negli ultimi tempi Moslli lavorava come bracciante agricolo a Torremaggiore e la sera trovava rifugio in un dormitorio. Salta fuori anche un complice, pure ammanettato. Ma ormai il disastro è compiuto. Intanto il governo punta a raddoppiare i posti disponibili nei Cpr che oggi sono circa 650. I rimpatri quest’anno potrebbero arrivare a quota cinquemila. Un record.
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