Per il premio Nobel per la pace 2023 che verrà annunciato domani 6 ottobre, i bookmaker scommettano sul presidente ucraino Volodymyr Zelensky in prima battuta e sul dissidente russo Alexey Navalny. In attesa della scelta tra i 351 candidati, il cui elenco completo resta segreto, gli esperti esprimono crescenti perplessità infatti sul fatto che il comitato per il Nobel decida di assegnare il premio della pace al leader di un Paese che si trova attualmente in guerra.
Anche le chance di Navalny sembrano in calo, dato che i dissidenti russi sono già stati premiati con il Nobel gli anni precedenti. Lo scorso anno, infatti, il Nobel per la pace è andato all’attivista per i diritti umani bielorusso Ales Bialiatski, all’associazione per i diritti umani russa Memorial e all’organizzazione per i diritti umani ucraina Centro per le libertà Civili. L’anno prima, il Nobel per la Pace è andato al direttore della Novaya Gazeta Dmitry Muratov, oltre che alla giornalista filippina Maria Ressa.
Ilham Tohti il terzo favorito
Terzo favorito dai bookmaker è l’attivista uiguro in carcere Ilham Tohti, anche se questa scelta farebbe scontenta la Cina. Tra l’altro c’è un precedente: quando il dissidente detenuto Liu Xiaobo vinse il premio Nobel per la pace, Pechino congelò le relazioni diplomatiche con Oslo per sei anni. Nell’anno in cui cade il 75esimo anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani, il Comitato per il Nobel potrebbe decidere di riconoscere il contributo degli attivisti alla pace, ha detto Henrik Urdal, direttore del Peace Research Institute di Oslo. “Penso che forse i candidati più probabili potrebbero essere i difensori dei diritti umani“, ha detto.
Possibile Nobel per la pace anche il leader indigeno ecuadoriano Juan Carlos Jintiach, del popolo Shuar, che per decenni ha difeso i diritti dei popoli della foresta amazzonica e lavorato contro il cambiamento climatico. E’ il segretario esecutivo della Global Alliance of Territorial Communities, una piattaforma di organizzazioni indigene delle foreste pluviali tropicali di 24 paesi in Asia, Africa e America Latina.
Ipotesi agenzie internazionali
Altri potenziali vincitori potrebbero essere infine la Corte internazionale di giustizia, per mettere l’accento sull’importanza della risoluzione dei conflitti. Ma anche l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati Unhcr, l’Unicef o il Comitato internazionale della Croce Rossa. ADNKRONOS