di Augusto Sinagra – Ho sempre detto e ripeto che la morte, la morte di chiunque, impone il silenzio e il rispetto.
Questo non significa, tuttavia, che la morte opererebbe come un meccanismo automatico di santificazione di chiunque; nel senso, cioè, di ritenere chiunque muoia una brava e meritevole persona.
È in questa prospettiva che pur sottovoce per il rispetto dovuto al defunto, non posso non ricordare, tra le altre e diverse circostanze, che Giorgio Napolitano
è la stessa persona che militava nei Gruppi Universitari Fascisti a Napoli;
che ebbe ad approvare (quando era membro del Comitato Centrale del Partito Comunista Italiano) l’intervento militare sovietico in Ungheria che si concluse in un bagno di sangue e con l’arresto di centinaia di cittadini ungheresi;
che era forse l’unico ad entrare e ad uscire dagli Stati Uniti d’America, quasi disponesse di un visto permanente, nonostante fosse un esponente di rilievo del PCI; che è nota la stretta e confidenziale amicizia tra lui ed Henri Kissinger (che è un noto e spregiudicato mestatore politico americano e un vecchio attrezzo della criminalità politica a stelle e strisce, il quale annunciò al grande Presidente Aldo Moro che, se non avesse cambiato la sua politica di avvicinamento al PCI, lo avrebbe pagato con la vita, come poi accadde);
che volle insistentemente la partecipazione dell’Italia all’aggressione in danno della Libia al fianco di americani, francesi e inglesi, costringendo il governo allora presieduto dall’On. Silvio Berlusconi ad adeguarsi alle sue imperiose richieste ancorché estranee alle sue competenze; che fu singolare la sua condotta nella mai chiarita vicenda della trattativa “Stato-mafia”.
Non voglio aggiungere altro se non il dispiacere di una vita che si è spenta ma senza alcun rimpianto per il defunto.
AUGUSTO SINAGRA – Professore ordinario di diritto delle Comunità europee presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”. Avvocato patrocinante davanti alle Magistrature Superiori, in ITALIA ed alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, a STRASBURGO