di Daniele Trabucco – Il pensiero contemporaneo è, in buona parte, antimetafisico, cioè presenta una diffusa avversione nei confronti della metafisica, o meglio la filosofia prima (è questo il termine corretto utilizzato da Aristotele), un vero e proprio “congedo dall’essere”. È evidente che questa fine della metafisica ha comportato anche la fine dell’etica, o meglio l’affermarsi dell'”etica della situazione” per la quale il bene puó essere scoperto e dedotto dal singolo all’interno della situazione specifica. Pertanto, il comportamento è etico nella misura in cui si conforma e si adegua all’ideologia storico/culturale dominante.
L’essere ed il bene procedono, dunque, dalla coscienza umana: non c’è traccia di una scienza etica fondata sull’ontologia e sulla antropologia, dal momento che questa si riduce ad una mera esperienza storica di fatti morali. Siamo di fronte al risultato di quel primato del soggetto, proprio della filosofia moderna, che lo rende sorgente creativa di valori e di storia. La ragione umana, in questa prospettiva, è ritenuta (ció è proprio dell’eresia modernista) incapace di conoscere la verità oggettiva: da questo relativismo gnoseologico sono discesi sia il relativismo teoretico, sia quello morale/giuridico.
L’adesione a questo modello ha precise conseguenze: tutto diventa arbitrario e convenzionale. Per opporsi, allora, a questa deriva è necessario ritornare alla persona fondata sulla metafisica dell’essere. È in ciascun ente uomo, nella sua essenza che lo rende quello che è, che troviamo il “telos”, il fine che dà senso ed unità all’intera esperienza umana. In assenza del fine, infatti, che cosa distinguerebbe gli uomini dal resto degli altri enti?
Daniele Trabucco – Costituzionalista