Meloni: “nuovi centri per migranti in località a bassa densità abitativa”

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Per l’emergenza migranti per il premier Giorgia Meloni “la pressione che l’Italia sta subendo dall’inizio di quest’anno è insostenibile, figlia di una congiuntura internazionale difficilissima che mette insieme problemi che già avevano i Paesi africani a una situazione di instabilità crescente, particolarmente nella zona del Shael”.
Per Meloni questo è “un quadro difficilissimo che potrebbe portare diverse decine di milioni di persone a voler lasciare la propria nazione per cercare un futuro migliore in Europa. E’ evidente però che l’Europa non può accogliere questa massa enorme di persone”. Meloni ha annunciato nel nel Cdm di lunedì prossimo verranno prese “misure straordinarie”.

Il flusso di migranti verso le coste europee, e prima di tutto italiane, è diventato insostenibile. E per questo il premier Giorgia Meloni ha deciso di parlare agli italiani con un videomessaggio. “Nel consiglio dei ministri di lunedì noi porteremo una modifica del termine di trattenimento nei centri di permanenza per i rimpatri di chi entra illegalmente in Italia, limite che verrà alzato al massimo consentito dalla normativa europea ovvero 18 mesi – ha detto – e che non riguarda i richiedenti asilo per i quali oggi il termine massimo è già di 12 mesi e non sarà modificato”.

Nuovi centri per immigrati

“Nel consiglio dei Ministri di lunedì sarà dato mandato alla Difesa di realizzare nel più breve tempo possibile nuove strutture per i migranti – ha detto Meloni – in modo tale che siano sufficienti a trattenere gli immigrati illegali. Daremo mandato di realizzare queste strutture in località a bassissima densità abitativa e facilmente perimetrabili e sorvegliabili“.

Meloni agli italiani: “Serve tempo, ma non abbiamo cambiato idea”

“Agli italiani voglio dire che non abbiamo cambiato idea: ci vorrà tempo, molto lavoro, pazienza e determinazione ma non abbiamo cambiato idea – ha continuato il premier -. Lavoriamo ogni giorno per mantenere l’impegno che abbiamo sottoscritto con voi e lavoriamo in ogni ambito compreso quello di ripristino della legalità e del contrasto all’immigrazione illegale”.

“Serve un missione europea, anche navale”

Il cambio di paradigma di fermare le partenze, chiesto dal governo italiano all’Ue, “come si realizza? – ha proseguito il presidente del Consiglio -. Come è scritto nei nostri programmi. Con una missione europea, anche navale se necessario, in accordo con le autorità del Nord Africa per fermare la partenza dei barconi. Verificare in Africa chi ha diritto o meno all’asilo e accogliere in Europa solo chi ne ha effettivamente diritto secondo le convenzioni internazionali”. A tal proposito Meloni ha spiegato di aver “scritto al presidente del Consiglio europeo Charles Michel chiedendogli di inserire all’ordine del giorno del Consiglio europeo di ottobre la questione migratoria. E’ mia intenzione in quella sede ribadire che è necessario avviare immediatamente una missione Ue per bloccare le partenze dei barconi”.

Una parte della Ue manovra contro l’intesa con la Tunisia

Nel suo videomessaggio il premier ha citato il caso della Tunisia, intorno alla quale qualcuno in Europa lavorerebbe per evitare un accordo per fermare il flusso migratorio. “La Tunisia fronteggia una grave crisi economica che inevitabilmente si ripercuote anche da noi”, e mentre il governo italiano coinvolgeva la Commissione Ue a un accordo di collaborazione con quel Paese per contrastare i flussi irregolari e sostenere l’economia tunisina, “purtroppo però, mentre l’Italia e una parte dell’Europa lavoravano in questa direzione, un’altra parte d’Europa si muoveva nella direzione opposta”.

“Mi riferisco – ha continuato Meloni – al quotidiano tentativo di alcune forze politiche e influenti realtà di sostenere che la Tunisia sarebbe un regime oppressivo, con il quale non si possono fare accordi, di dichiarare persino che la Tunisia non sarebbe un porto sicuro e quindi dove non è possibile rimpatriatre i migranti irregolari o impedirne la partenza. A questo – ha concluso – si aggiunge il fatto che nonostante l’accordo firmato dalla Commissione Ue, i 250 milioni concordati non sono ancora stati trasferiti alla Tunisia”.
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