Migranti, dichiarazione di solidarietà UE non favorisce l’Italia

migranti a Lampedusa

LA DICHIARAZIONE DI SOLIDARIETÁ IN MATERIA DI IMMIGRAZIONE: UN MECCANISMO CHE NON FAVORISCE L’ITALIA

di Daniele Trabucco – Il regolamento UE n. 604/2013, attualmente in vigore, stabilisce i criteri di individuazione degli Stati membri per la presa in carico della domanda di protezione internazionale avanzata da un apolide o da un cittadino di uno Stato terzo. La normativa include il principio chiave dello Stato di primo approdo (che non è neppure il primo criterio, ma è quello più utilizzato) ed è logico che Italia, Malta e Grecia siano i Paesi più esposti al massiccio fenomeno migratorio.

La dichiarazione di solidarietà

Nonostante non manchino proposte di modifica della fonte regolamentare, politicamente difficili da attuare per l’impopolarità di una scelta che spinge ad una maggiore condivisione tra i ventisette Stati membri, in data 22 giugno 2022 (con rinnovo il 25 maggio 2023), sotto la Presidenza francese del Consiglio europeo, ventuno tra Stati UE e Stati terzi associati (ad esempio la Svizzera) hanno concluso una dichiarazione di solidarietà basata su una ricollocazione solidale volontaria o, in alternativa, su contributi finanziari. Ovviamente, in ipotesi di pressione sproporzionata su uno Stato membro e sul sistema di accoglienza, è possibile rivedere temporaneamente la propria disponibilità di ricollocazione: la Repubblica federale tedesca ha optato per la sospensione “fino a nuovo avviso” anche in ragione del fatto che l’Italia non ha accolto i “dublinanti”, cioè quelli la cui richiesta di asilo avrebbe dovuto essere esaminata dal primo Stato membro UE cui hanno avuto accesso, ma che nell’attesa si erano spostati in modo irregolare in un altro Stato dell’Unione.

Patto sull’immigrazione destinato al fallimento

È evidente che il sistema di accoglienza in vigore si distanzi dalla previsione dell’art. 80 TFUE per cui le politiche relative ai controlli delle frontiere, all’asilo ed all’immigrazione debbono essere rette dal principio di solidarietà ed equa distribuzione della responsabilità degli Stati membri. Si registra, invece, al di là della retorica dell’accoglienza e dell’integrazione, una vera e propria asimmetria in termini di oneri derivanti dalla gestione delle suddette politiche. Anche il “nuovo” Patto sull’immigrazione è destinato al fallimento. Basti pensare che le regole di Dublino III sono rimaste in gran parte invariate. Davvero un gran lavoro quello del Governo dei patrioti…

Daniele Trabucco – Costituzionalista