“Cossiga disse ai magistrati d’aver saputo che per ben due volte i servizi segreti avvisarono Gheddafi. Penso che queste sono azioni tipiche da intelligence”. Ad affermarlo in un’intervista a ‘La Repubblica’ è Luigi Zanda che ricopriva la carica di portavoce del presidente del Consiglio Francesco Cossiga quando il 27 giugno 1980 venne abbattuto il Dc9 Itavia in volo da Bologna a Palermo e che è precipitato al largo di Ustica. Il figlio di Craxi, Bobo, sostiene che il padre salvò Gheddafi ma nel 1986: “Né Cossiga né Amato sono persone che mentono. Uno dei due ricorda male”, sottolinea l’ex senatore del Pd.
In questa vicenda la cosa che l’ha colpita di più è stato “il fatto che il recupero dell’aereo venne affidato ad una ditta legata ai servizi segreti francesi. C’era un gigantesco conflitto d’interessi eppure il magistrato procedette lo stesso con l’incarico. Possibile che nessuno lo avesse avvertito? L’ammiraglio Martini lo fece con Amato. La trovo una cosa enorme”, spiega ancora Zanda.
Ricordando quei giorni Zanda sottolinea che “venne subito fatta circolare la tesi del cedimento strutturale, e subito dopo quella della bomba nascosta tra i bagagli: entrambe si rivelarono fasulle, forse frutto di depistaggi”.
La tesi del missile non circolava informalmente?
“Ricordo che nei giorni successivi Rino Formica, che era ministro dei Trasporti, mi disse che il capo dell’Agenzia che controllava l’aviazione civile gli aveva categoricamente escluso il cedimento strutturale. Inoltre l’esame dei radar aveva documentato che il Dc9 era stato attorniato da manovre di aerei militari“.
La battaglia nei cieli?
“Potrebbe essere. Il primo che mi ha poi parlato del missile è stato Andrea Purgatori, di cui ero molto amico. Informai Cossiga, e Cossiga mi invitò a chiedergli la fonte. Purgatori non volle comprensibilmente rivelarla”.
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