Régine Esseneme – Conferenza stampa del Comitato delle Nazioni Unite per l’eliminazione della discriminazione razziale (CERD)
di Daniele Trabucco – Il Comitato delle Nazioni Unite per l’eliminazione della discriminazione razziale (c.d. CERD) ha ammonito l’Italia che applichi la normativa vigente contro le discriminazioni razziali durante le manifestazioni sportive lamentandosi, tra l’altro, che in Italia “non sarebbe stata riscontrata chiusura dei conti correnti per motivi legati alla discriminazione razziale”
In primo luogo, si deve ravvisare il carattere giuridicamente non vincolante di questa raccomandazione, ideologicamente precostituita, in quanto la materia “immigrazione” è di competenza degli Stati, fatti salvi gli obblighi discendenti da Trattati internazionali e dalla normativa comunitaria (ad esempio sull’individuazione dello Stato membro UE competente a prendere in esame le domande di asilo politico).
In secondo luogo, la normativa italiana dalla legge ordinaria dello Stato n. 152/1975 in poi ha sempre punito in modo via via più puntuale ogni discriminazione fondata su motivi razziali, cercando di lavorare in sinergia con l’ordinamento giuridico sportivo.
In terzo luogo, i decreti “Salvini” del 2018 e la legge di conversione del c.d. decreto/legge “Cutro” n. 50/2023 non hanno tolto tutele ai migranti, come sostenuto dal CERD, ma rimodulato i casi di protezione speciale al fine di evitare un’accoglienza indiscriminata e, perció stesso, antiumana.
Ricordo che i singoli Stati possono, in virtù dell’art. 19, paragrafo 2, della Convenzione di Montego Bay del 1982 precludere l’accesso nel proprio mare territoriale di imbarcazioni che trasportano soggetti in mancanza dei titoli per il soggiorno regolare nell’ordinamento italiano.
A che cosa vuole portare tutto questo?
Ad una nuova “grammatica socio/politica” in cui il rischio è quello, in un domani più orwelliano di Orwell, di arrivare a chiudere un conto corrente bancario anche per un singolo post, o una singola affermazione pure in assenza di sentenze passate in giudicato. Insomma ci troviamo in piena Agenda 2030 in cui ogni parola puó diventare lesiva (pensiamo alla recente sentenza n. 24686/2023 della Corte di Cassazione che ha condannato la Lega per manifesti contro i richiedenti asilo definiti “clandestini”. Parola che si puó, comunque, utilizzare, continuano i giudici, nella sua accezione strettamente lessicale) dei diritti delle minoranze. Minoranze che, spesso, pretendono di insegnare agli altri ció che è giusto e ció che non lo è…il trionfo del politicamente corretto.
Daniele Trabucco – Costituzionalista