PALERMO, 01 SET – Ha raccontato di essere fuggita dalla Nigeria e di aver raggiunto l’Italia per rifarsi una vita, ma d’essere stata costretta dalla mafia del suo paese, che ha suoi affiliati a Palermo, a prostituirsi. Per la corte d’assise del capoluogo, che pure ha condannato l’uomo denunciato dalla vittima, la nigeriana sarebbe, però, “una prostituta volontaria. Da inquadrare, più correttamente, – si legge nella sentenza – nella nota diffusa categoria delle cosiddette sex-workers ossia nella categoria di quelle donne che preferiscono dedicarsi alla prostituzione piuttosto che lavorare o svolgere lavori poco remunerativi, come potrebbero esser quello della ‘shampista’ o di far capelli o di ‘far treccine’ o di lavorare presso qualcuno come domestico (etc etc)”.
L’argomentazione è contenuta nelle motivazioni del verdetto col quale i giudici hanno comunque condannato a 2 anni e 6 mesi di carcere, per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e sfruttamento della prostituzione, il nigeriano Silver Egos Enogieru. “Questa ‘classificazione’ della prostituta, naturalmente non contrasta con la presenza di uno sfruttatore e favoreggiatore, che a sua volta si giovi delle prestazioni della ‘lavoratrice e le agevoli, per rimpinguare anche le proprie casse”‘, prosegue il collegio che ha anche condannato l’africano a risarcire i danni alla parte civile. La Procura di Palermo presenterà appello contro la sentenza. (ANSA).