Sebastiano Maggi, originario di Castell’Arquato (Piacenza) è morto a 16 anni. Il decesso è avvenuto in poco tempo. Il giovane, che aveva sempre avuto un’ottima salute, ha iniziato a stare male qualche giorno fa. Ricoverato d’urgenza a Milano, è spirato in poche ore. Dai primi riscontri, parebbe aver contratto un’infezione fatale. Ma sono in corso accertamenti per capire quale sia stata la patologia fulminante a strapparlo all’affetto dei suoi cari. La famiglia si è resa disponibile alla donazione organi, ma il Centro trapianti ha voluto prima aspettare gli accertamenti sulle cause di morte.
Maggi stava per iniziare il terzo anno al liceo classico. Lascia il papà Ettore, la mamma Lara, medico all’ospedale di Piacenza, e la sorella Virginia.
«La comunità si stringe attorno alla famiglia – fa sapere il sindaco di Castell’Arquato Giuseppe Bersani -, ci sarà un momento di partecipazione che vuole essere di vicinanza a questi genitori che hanno perso un figlio e a sua sorella – di tre anni più grande – che ha perso il fratello. Quando accadono cose come queste vacillano le certezze di ognuno di noi, per questo occorre far sentire il proprio affetto ai familiari».
«Solamente una settimana fa eravamo tutti insieme sul Monte Menegosa. Una bella escursione in compagnia di tanti parrocchiani di Morfasso e dintorni, di tanti amanti delle nostre montagne in compagnia del nostro vescovo di Piacenza-Bobbio. Mentre ero intento a fare un po’ di foto e quindi spostandomi da un posto all’altro ho incrociato più di una volta il tuo sguardo carico di allegria e spensieratezza, come giusto che sia vista la tua giovane età. Saltellavi da una roccia all’altra con il sorriso sulle labbra. Alla sera ci siamo rivisti alla festa dell’Avis. Anche in questa occasione ti stavi divertendo con i tuoi amici, sempre in movimento e sempre con il sorriso sulle labbra», scrive commosso Mauro Capelli in un lungo post pubblicato sulla pagina Facebook “Piacenza e le sue montagne”.
«Solamente qualche giorno dopo – scrive Capelli – è iniziato il calvario che ti ha portato alla morte. Momenti terribili, notizie terribili che non vorresti mai vivere e sentire. Domenica, mio figlio mi chiama con le lacrime agli occhi e mi dice: “papà è morto il mio amico Seba “e ancora “papà, ma stava bene, ci siamo visti qualche giorno fa, abbiamo giocato tante volte a calcetto”, “papà perché, non è giusto, ha la mia età”. Difficile trovare le parole, difficile trovare le risposte, difficile dare delle risposte a queste domande. Ciao Seba, ti ricorderemo lassù, saltellante tra le rocce e carico di gioia. Lassù tra le rocce del Monte Menegosa. Quel monte simbolo di tutti i morfassini. E anche tu lo eri. Da lassù veglia sui tuoi genitori e tua sorella», conclude. www.milanotoday.it