Giorni deliranti e notti selvagge alla Darsena. Sbandati avvinazzati senza un tetto e bande di stranieri pronte ad alleggerire i passanti hanno eletto il retro del mercato comunale di piazza XXIV maggio nel loro quartiere generale. “Quel corridoio che si affaccia sullo specchio d’acqua è una zona franca dove succede di tutto. Di giorno bivaccano clochard, coi loro grossi cani, ubriacandosi fino a svenire. E di sera si aggiungono le bande di maghrebini che derubano i miei clienti ai tavoli esterni di orologi, collanine, borse. Spessissimo scoppiano le risse fra questa “fauna“ e almeno uno o due volte alla settimana qualcuno viene ferito in modo grave con una bottigliata in testa o un accoltellamento” denuncia Ugo Fava, proprietario di Gud Milano Darsena.
Il locale, aperto dal 2018, per la prima volta in questa stagione chiude prima di mezzanotte, invece che alle 2: “Ho messo anche la security ma nessun mio dipendente vuole lavorare dopo una certa ora. Gli episodi di furti hanno avuto brutta eco fra i turisti e il fatturato rispetto agli anni scorsi si è dimezzato. Se le forze dell’ordine non si decidono ad intervenire per ripulire la zona, Gud si trasferirà altrove” annuncia Fava. Anche le panchine della Macelleria Popolare, aperta da 9 anni, sono occupate “militarmente” dai disperati.
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“Avevo messo i tavoli fuori per la mia clientela, facendo anche somministrazione di cibo e vino fino a tarda notte, ma li usano solo i balordi” spiega Giuseppe Zen, il titolare della macelleria dentro il mercato comunale che ha assistito nell’ultimo semestre ad epiche liti a colpi di bottiglie ma non solo. “Il 18 aprile in una rissa fra sbandati hanno aizzato un pitbull contro uno che è finito al pronto soccorso in codice rosso. Lo abbiamo rivisto dopo 20 giorni ed aveva il viso completamente sfigurato. Il 26 aprile un uomo che indossa solo le mutande ha litigato con un presunto spacciatore e si è messo di mezzo il suo cane molossoide. Negli ultimi mesi poi mi hanno rubato tre volte vini di valore intorno a 50 euro. Il modus operandi è sempre lo stesso: prendere le bottiglie e scappare. Una volta li abbiamo inseguiti e fermati: erano due ragazzini di 18 e 19 anni, italianissimi. Solo per il tempo che abbiamo perso per aspettare la polizia e fare poi denuncia ci siamo pentiti di non averli lasciati andare”.
“Siamo stati minacciati due volte nell’arco dell’ultimo mese, sempre le sere nel weekend. L’episodio più recente risale a 15 giorni fa quando un peruviano, dopo aver usato la mia saracinesca come toilette, ha preso una bottiglia di vetro, l’ha spaccata e l’ha puntata contro mio marito che lo aveva pregato di allontanarsi. Ma il caso più grave risale a un sabato di luglio quando due giovani africani sono piombati dietro al bancone perché mio marito aveva negato a loro una sigaretta. Sono riusciti ad aprire la porta, uno teneva il braccio dietro la schiena con un coltello: gli ho mostrato che c’erano le telecamere puntate su di loro e sono fuggiti. Bastava un fendente e poteva scattare la tragedia” spiega Adesha Corta, srilankese titolare di una smootheria.
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