Islam, Pakistan: attaccate oltre 80 case di cristiani e 19 chiese

Pakistan chiese bruciate

Questa settimana in Pakistan sono state vandalizzate oltre 80 case di cittadini cristiani e 19 chiese nel quadro delle proteste della maggioranza musulmana in risposta a presunti atti di blasfemia commessi da due fratelli cristiani, poi arrestati, nei confronti del Corano. Lo ha reso noto il capo della polizia nella provincia del Punjab, Usman Anwar, che ha parlato di eventi “tragici” e di “violenze ingiustificabili”. L’ufficiale, ripreso dai media locali, ha fatto sapere che si recherà domenica 20 agosto nella città di Jaranwala, epicentro delle violenze, per mostrare la propria solidarietà alla comunità cristiana.

Gli arresti per gli attacchi contro le chiese cristiane avvenuti il 16 agosto nella provincia del Punjab sono saliti intanto a circa 140, come riferito stamane dal quotidiano “Dawn”. La polizia di Jaranwala, nel distretto di Faisalabad, ha aperto due indagini per varie ipotesi di reato ai sensi del Codice penale e della Legge antiterrorismo. Tra gli arrestati c’è anche l’uomo, identificato come Muhammad Yasin, che dagli altoparlanti di diverse moschee ha istigato la folla a protestare contro una presunta profanazione del Corano.

“The News International” precisa che nella denuncia sono nominate 34 persone, 29 delle quali arrestate, mentre gli ignoti coinvolti sono centinaia, circa 5-600. Tra i denunciati ci sono Mufti Mohammad Younis Rizvi, presidente dell’organizzazione Ahle Sunnat Wal Jamaat (Aswj), e Syed Asifullah Shah, dirigente del partito estremista islamico Tehreek-i-Labbaik Pakistan (Tlp). Inoltre, prosegue “The News International”, secondo il governo provinciale del Punjab sono stati arrestati due fratelli cristiani, Raja Aamer Masih e Raki Masih, che avrebbero profanato il Corano.

Il ministero degli Esteri del Pakistan ha pubblicato un comunicato per ribadire la ferma condanna del governo per i fatti di Faisalabad, che hanno “ferito i sentimenti dei cristiani in tutto il Paese”. “Questi atti sono illegali e incostituzionali. Come Paese di diritto e di costituzione, il Pakistan non può accettare atti così intolleranti e violenti”, si legge nella nota, in cui si sottolinea che le forze dell’ordine hanno agito rapidamente, come indicato dal primo ministro ad interim, Anwaar Haq Kakar. “Gli individui appartenenti a minoranze religiose sono pari cittadini dello Stato. Come Paese multiculturale e multiconfessionale, il Pakistan è pienamente determinato a proteggere e promuovere i diritti e le libertà costituzionalmente garantiti e a promuovere l’armonia sociale, la tolleranza e il rispetto reciproco”, ha concluso il ministero.
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