La Open Society Foundations di George Sorors, che ora è controllata dal figlio Alexander, cesserà la maggior parte delle sue attività nell’Unione europea.
La mossa, che arriva dopo che le ONG finanziate dalla fondazione hanno traghettato i migranti in Europa per oltre un decennio (missione compiuta?), arriva dopo che la fondazione familiare da 25 miliardi di dollari ha annunciato una riduzione dell’organico di almeno il 40% dopo l’ascesa di Alexander.
Citando un “cambiamento radicale di direzione strategica”, OSF afferma che il loro nuovo modello operativo richiederà “un’ulteriore significativa ristrutturazione” e “la chiusura di tutti i programmi regionali e globali”, secondo una lettera inviata ai beneficiari in Ungheria che è stata vista da Bloomberg.
“In definitiva, la nuova direzione strategica approvata prevede il ritiro e la cessazione di gran parte del nostro attuale lavoro all’interno dell’Unione Europea, spostando la nostra attenzione e l’allocazione delle risorse in altre parti del mondo“, si legge nel messaggio, che cita un’altra nota inviata a personale presso la sede centrale di OSF a Berlino. Tutta gente che, dal giorno di Ferragosto, dovrà cercare un nuovo lavoro.
“OSF interromperà in gran parte i finanziamenti all’interno dell’Unione Europea e ulteriori finanziamenti saranno estremamente limitati“, si legge, senza elaborare, se non per dire che l’organizzazione sta facendo perno perché “le istituzioni e i governi dell’UE stavano già stanziando risorse significative per i diritti umani, la libertà e pluralismo” all’interno del blocco.
Bloomberg disegna OSF con toni idilliaci. Del resto ha ancora dei bei fondi:
Nell’UE, OSF ha finanziato un’ampia gamma di programmi filantropici negli ex membri comunisti orientali del blocco, tra cui Ungheria, Polonia, Slovacchia, Romania, Repubblica Ceca, Bulgaria e altrove. Includevano iniziative volte a rafforzare la democrazia, a promuovere i diritti umani e ad alleviare la povertà e la discriminazione subite dalla minoranza rom.
Finanzia anche progetti in paesi europei non appartenenti all’UE, come nei Balcani e più lontano nell’Asia centrale.
L’organizzazione ha basato il suo quartier generale europeo a Budapest fino al 2018, quando si è trasferita a Berlino dopo una campagna di anni contro Soros e i valori liberali dell’OSF da parte del governo nazionalista del primo ministro Viktor Orban in Ungheria. Ha uffici anche a Barcellona, Bruxelles e in Belgio. – Bloomberg
Negli ultimi tre decenni, OSF ha speso oltre 19 miliardi di dollari in vari progetti, inclusi 209 milioni di dollari nel 2021 per progetti in Europa e nella regione dell’Asia centrale. Evidentemente la “Resa” politica di Open Society in Europa era calante e non merita più l’inestimento di Soros. Oppure le macchine migratorie e politiche sono talmente così ben avviate da essere ormai autonome e non necessitare ulteriori investimenti.
Giuseppina Perlasca – https://scenarieconomici.it