Nella sua battaglia “green” La Repubblica ospita una intervista a Giuliano Amato. Che inizia con una affermazione non esattamente scientifica, dove la battaglia per il clima diventa “la battaglia contro le palle da tennis che ci piovono in testa, e che sono in realtà palle di grandine mai viste”. “Non è né di destra né di sinistra” questa battaglia, prosegue Amato, “ma una comune lotta per la sopravvivenza. Davanti al terrorismo del clima serve una voce politica concorde, così come solo nella concordia riuscimmo a sconfiggere il terrorismo politico cinquant’anni fa”.
Appena tornato da Cascais, dove presiede la commissione internazionale sulla Global Rule of Law, Giuliano Amato affronta quello che ritiene sia il tema del futuro, “ossia come fare in modo che la politica si adoperi a convincere le persone che è meglio rinunciare a qualche produzione agricola piuttosto che perdere completamente la terra“. E in un Paese esposto al cambiamento climatico come il nostro “non c’è più tempo per una transizione ecologica graduale“.
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Secondo Amato, la battaglia contro le palle da tennis si fa tutti insieme. “Il terrorismo del clima non si sconfigge senza un voce politica uniforme. Cinquant’anni fa abbiamo battuto il terrorismo solo con la concordia tra forze politiche diverse, legate da una comune matrice democratica. E questa non è una situazione diversa, anzi per certi aspetti anche peggiore perché il terrorismo del clima è indiscriminato”.
Ma in Italia, “più del negazionismo mi preoccupa la rimozione dovuta a opportunismo politico. La transizione ecologica comporta un cambiamento radicale nelle abitudini, nelle case che abitiamo, nelle automobili con cui ci muoviamo, nelle pratiche agricole, nei metodi di allevamento e pesca. Questo suscita la protesta immediata di chi vede lesi i propri interessi. E la destra tende a farsene istintivamente paladina”.
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