Con il caldo record in città scatta l’allarme topi, roditori molto diffusi anche in Italia (se ne calcolano quasi 9 per ogni cittadino), possibili portatori di una quarantina di malattie. A mettere in guardia è la Sima, Società italiana di medicina ambientale: “Il caldo estremo che ha investito l’Italia, e più in generale i cambiamenti climatici che hanno determinato un aumento delle temperature medie – avvertono gli esperti – incidono non solo sulla presenza di insetti come zanzare e zecche, ma anche sulla proliferazione dei topi nelle aree urbane”, complici i rifiuti abbandonati sotto la canicola, “con conseguenti pericoli igienico-sanitari per la popolazione”.
“Uno studio condotto lo scorso anno da ricercatori di Stati Uniti e Canada – ricorda in una nota Alessandro Miani, presidente Sima – ha dimostrato come l’aumento delle temperature e gli inverni più miti abbiano un effetto diretto sulla proliferazione dei roditori nelle aree urbane. I topi sono infatti animali che non resistono alle basse temperature, mentre si moltiplicano in presenza di condizioni favorevoli come il forte caldo. Non solo: l’accelerazione del processo di decomposizione dei rifiuti lasciati sotto il sole presso cassonetti o davanti alle abitazioni nelle aree urbane, fenomeno che si intensifica durante le ondate di calore, porta i ratti a uscire allo scoperto in cerca di cibo e acqua, e incrementa le occasioni di contatto tra esseri umani e roditori”.
E’ “un pericolo sul fronte igienico-sanitario – evidenzia Miani – considerato che sono circa 40 le patologie che possono essere trasmesse direttamente o indirettamente dai ratti, attraverso il contatto o con le deiezioni rilasciate nell’ambiente. Tra queste figurano leptospirosi, peste, salmonellosi, tifo murino, tularemia, coriomeningite linfocitaria e rabbia”, elenca il presidente Sima. “Ad oggi non esistono numeri certi sui roditori che affollano le città italiane”, ma “secondo alcune stime – sottolinea Miani – sarebbero addirittura 500 milioni i topi presenti sul nostro territorio, circa 8,6 per ogni cittadino”.
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